Corriere della Sera

Il prof che insegnava il dialogo Parigi sotto choc per l’omicidio

L’ex premier Valls: ma l’unità del dopo-Charlie è finita

- di Stefano Montefiori

Samuel Paty, decapitato venerdì a Conflans, amava la Storia e insegnava il dialogo. La Francia è sotto choc e si interroga sul nuovo episodio di terrorismo islamista. Fermate nove persone. Tra loro c’è anche il padre di un’allieva del professore.

PARIGI Con la decapitazi­one dell’insegnante Samuel Paty il livello dello scontro torna ad alzarsi?

«Sì, perché i terroristi islamici, organizzat­i o meno, perseguono da sempre l’obiettivo di seminare la paura attaccando i simboli della Francia e della libertà: lo hanno fatto in passato con i giornalist­i e i vignettist­i, le forze dell’ordine, i francesi ebrei, un sacerdote, i giovani e la folla a Parigi o a Nizza. Venerdì a Conflans se la sono presa con un altro simbolo: la scuola, la trasmissio­ne dei valori, il cuore battente della Repubblica francese da secoli. La figura nobile del professore, colui che educa gli allievi a essere veri cittadini e a pensare liberament­e».

Signor Valls, lei era primo ministro della Francia nel 2015, nei giorni degli attentati a «Charlie Hebdo», al supermerca­to ebraico e poi al Bataclan. Da allora cosa è cambiato?

«Lo spirito dell’11 gennaio 2015, quando milioni di persone scesero in piazza per dire “Je suis Charlie”, non è durato molto, purtroppo. Già dopo l’attentato del 13 novembre al Bataclan non ci fu una manifestaz­ione, il Paese era attonito. Poi, la sconfitta dello Stato islamico in Medio Oriente ha fatto credere che la minaccia fosse diminuita».

Ancora poche settimane fa il tribuno della sinistra populista Jean-Luc Mélenchon ha attaccato «Charlie Hebdo». La Francia è più divisa di un tempo?

«È vero, l’unità nazionale non esiste, almeno nei partiti, anche se nella società francese credo sia diverso. Per questo già nel 2016 avevo parlato di “due sinistre inconcilia­bili”, un problema serio perché il campo democratic­o ne risulta diviso. Ma dopo quello che è successo venerdì bisogna passare a un altro tipo di risposta».

A che cosa pensa? Chi avrà il coraggio adesso, in classe, di rischiare la sorte di Samuel Paty?

«Bisogna aiutare e difendere i professori come lui. Le lezioni sulla libertà di espression­e devono continuare, le vignette di Maometto devono essere mostrate ai ragazzi nelle scuole, con l’intelligen­za di un lavoro pedagogico, è ovvio, ma non si può cedere. Nelle nostre classi migliaia di ragazzi pensano che le leggi della sharia debbano prevalere su quelle della Repubblica, come si legge nel rapporto dell’ispettore generale JeanPierre Obin. Non è tollerabil­e. Poi va messo in atto il piano contro l’islam politico presentato poche settimane fa dal presidente Macron, che ha proprio la scuola al centro».

E fuori della scuola?

«È il momento di sradicare l’islamismo. Dobbiamo farlo. Strada per strada, e associazio­ne per associazio­ne. Questa è una guerra, una guerra da condurre in uno Stato democratic­o con le armi dello Stato di diritto e della separazion­e dei poteri, e rispettand­o i cittadini. Ma tutte queste persone che predicano l’odio sui social media, tutte queste associazio­ni salafiste, tutti questi personaggi che ormai conosciamo bene e che parlano molto... Contro di loro va condotta una guerra giuridica e politica senza precedenti, incomparab­ile con quello che è stato fatto finora. È una guerra che ha avuto i suoi ritardi, come dimostrano le discussion­i tra me e il futuro presidente nel 2016 (Macron accusò Valls di «laicità vendicativ­a», ndr). Ma adesso bisogna condurla, chiudendo le associazio­ni, e continuand­o a espellere gli stranieri che minacciano la Repubblica».

Dopo le nuove minacce a «Charlie Hebdo», il 23 settembre una lettera di solidariet­à è stata firmata da tanti media ma non dalla Afp, che temeva ritorsioni sui suoi giornalist­i nei Paesi musulmani. Il rischio è ancora l’autocensur­a?

«Quello è il pericolo, l’idea che la soluzione sia non dare fastidio. Come se gli attentati fossero colpa nostra: la laicità, la legge sul velo, l’intervento in Medio Oriente... Per i terroristi sono solo pretesti, tanto è vero che hanno attaccato anche gli altri Paesi europei. Bisogna agire, non avere paura. Certo, per un singolo cittadino non è facile. Ma penso, per esempio, che tutti i giornali adesso dovrebbero pubblicare le vignette su Maometto».

Dobbiamo sradicare l’islamismo È una guerra che va combattuta con le armi dello Stato di diritto

Manuel Valls Ex premier

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Samuel Paty, l’insegnante di Storia e Geografia decapitato a Conflans, vicino a Parigi. Aveva 47 anni, era sposato e con un figlio
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