Corriere della Sera

«Sottovalut­ati i rischi della ripresa Ma già da luglio casi gravi dall’Est»

- S. Bet.

L’aumento degli infetti e dei ricoverati da lineare improvvisa­mente è diventato esponenzia­le. La linea si è impennata. Come se qualcuno avesse premuto il pedale dell’accelerato­re. Un cambio di passo «che ha stupito anche me» dice Massimo Clementi, direttore del laboratori­o di Microbiolo­gia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano.

La situazione in alcune zone è sfuggita di mano. La movida non spiega tutto, credo che sia mancata una strategia a livello europeo. Per la medicina del territorio penso che non ci sia stato il tempo di una riorganizz­azione adeguata

Siamo tornati ai drammatici momenti della scorsa primavera?

«Abbiamo un modo diverso di tracciare i casi rispetto a marzo, cerchiamo anche i contatti. Ora però la situazione in alcune zone è sfuggita di mano e si fa fatica a valutare i focolai».

Perché i contagi si stanno moltiplica­ndo?

«Sono tanti i fattori da considerar­e. La ripartenza delle scuole forse ha creato una preoccupaz­ione maggiore rispetto a quello che di per sé ha comportato. Incide di più la ripresa di attività globale, per esempio il trasporto aggregato alle scuole. Un aspetto che probabilme­nte è stato sottovalut­ato».

Che cosa ci aspetta nei prossimi giorni?

«La mia idea è che vivremo questo incremento ancora per qualche settimana. È quello che si osserva nei Paesi vicini, come Spagna, Francia e Germania. È impensabil­e che le misure appena prese possano incidere subito».

Abbiamo «bruciato» il vantaggio guadagnato durante l’estate?

«Si poteva fare di più e meglio quest’estate? Sì. Potevamo dare una battuta d’arresto più forte a questa epidemia? Sì. Nel mio laboratori­o teniamo un registro in cui sono riportate le cariche virali dei pazienti. Nella prima metà di luglio erano basse, ci chiedevamo se fosse necessaria una revisione dello standard diagnostic­o. È stato il momento di maggior successo contro l’epidemia».

E poi che cosa è successo?

«Il 17 luglio vediamo i primi casi con carica virale alta, due persone che per lavoro arrivavano da un Paese dell’Est Europa con l’epidemia fuori controllo. Da allora sono ripresi i contagi, non solo per la tracimazio­ne dall’estero ma anche perché abbiamo viaggiato e avuto meno attenzione».

È colpa dei giovani se l’epidemia ha ripreso vigore?

«La movida non spiega tutto. Credo che sia mancata una strategia più ampia, a livello europeo. Ma è difficile avere questa visione. Anche in Italia ogni Regione si sta muovendo da sé».

Medici e scienziati sono più preparati?

«C’è maggior consapevol­ezza. La comunità scientific­a italiana è molto ferrata dal punto di vista virologico. Questa è la prima epidemia dell’epoca dei social e le differenze di opinioni e i contrasti, che ci sono sempre stati, ora hanno grande visibilità sui media. Per la medicina del territorio credo che non ci sia stato il tempo di una riorganizz­azione adeguata. I medici di famiglia adesso hanno bisogno di protocolli per la gestione dei pazienti a domicilio».

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Massimo Clementi, 68 anni, professore ordinario di Microbiolo­gia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele e primario del laboratori­o di Microbiolo­gia e Virologia dello stesso ospedale milanese
San Raffaele Massimo Clementi, 68 anni, professore ordinario di Microbiolo­gia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele e primario del laboratori­o di Microbiolo­gia e Virologia dello stesso ospedale milanese

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