Telepass, Atlantia cede il 49% Stretta finale per l’offerta Cdp
Accordo con Partners Group per creare un leader europeo nei pagamenti per la mobilità
Telepass sta diventando un operatore anticiclico in una fase di grande depressione economica e per questo suscita l’interesse di investitori esteri. Potremmo ormai definirla una piattaforma fintech se la sua controllante, cioé Atlantia la holding al 30% di famiglia Benetton, ha appena venduto il 49% al private equity gestore di fondi svizzero Partners Group per 1 miliardo e 56 milioni. La vendita di una partecipazione di minoranza da parte di Atlantia era nell’aria da diverso tempo. Risponde anche alla necessità di far cassa per la capogruppo chiamata alla vendita della controllata Autostrade che comporterà certo un assegno per i suoi soci ma anche minori flussi di cassa visto che il gestore pesa per un terzo dei suoi ricavi. Quel che però ha attratto Partners Group è la nuova pelle di Telepass che si basa sui dati. Avendo a disposizione la più importante rete a pedaggio in Europa (7 milioni di clienti, 12 milioni di dispositivi) ha a disposizione una miriade di informazioni utili a costruire collaborazioni con operatori di servizi correlati sia sotto forma di alleanze commerciali sia come possibile ingresso nel capitale di startup. Per questo negli ultimi anni Telepass ha comprato startup nel lavaggio auto, ha stretto partnership nel car sharing, comprato quote in società di mobilità, implementato sinergie per la vendita di biglietti di treni e nelle assicurazioni auto. E’ diventata una piattaforma di servizi di pagamento digitale e per questo la società viene valorizzata oltre due miliardi come da valutazione era pre-Covid visto che diversi fondi stavano valutando l’ingresso nell’equity. I servizi di mobilità già ora pesano il 10% dei ricavi (22 milioni su 221 di fatturato) e hanno consentito — con lo sviluppo di quelli assicurativi — di frenare lo smottamento dei due mesi di lockdown in cui i pedaggi sulla rete sono crollati seppur compensati dalla domanda strutturale dell’autotrasporto funzionale alle filiere attive nei servizi essenziali che non si sono mai fermate neanche a marzo ed aprile. Negli ultimi tre anni hanno visto i conti Telepass gran parte dei fondi interessati ad investimenti sull’Italia come Warburg Pincus, Permira, CVC e KKR. Con TelepassPay è da dicembre 2018 anche istituto di emissione di moneta elettronica vigilato dalla Banca d’Italia.
La vendita della quota Telepass si sovrappone alla vicenda dell’altra controllata Autostrade, di cui Atlantia dispone l’88% appena messo sul mercato e nel mirino di una cordata guidata da Cassa Depositi. Slitta il consiglio di amministrazione inizialmente previsto per domani per deliberare un’offerta non vincolante per il gestore perché formalmente appesa all’approvazione del piano economico-finanziario di Aspi. Anche ieri e oggi saranno aperti i tavoli di lavoro. Trapela la difficoltà nel trovare una quadra tra i componenti della cordata composta dai fondi esteri Blackstone e Macquarie — che avrebbe bisogno di un supplemento di analisi — per l’assetto di governance. Gli investitori esteri vogliono poter contare di più di quel 49% di cui si parla. Non comprendono perché dovrebbero imbarcarsi insieme in un investimento da quasi 4,5 miliardi se poi non hanno in mano le deleghe di gestione. Al tempo stesso l’azionista di controllo di Cassa Depositi, il ministero del Tesoro, pretende che la rete autostradale resti in mano italiane con un socio di controllo di fatto con una quota di blocco. Per questo Cassa Depositi avrebbe sondato anche il fondo infrastrutturale F2i che convoglierebbe attorno a sé casse previdenziali e gruppi assicurativi tricolori. Ma lo schema attuale non convince poi molto il fondo guidato da Renato Ravanelli.