Corriere della Sera

Zlatan il leone «Macché paura Avevo molta fame e l’ho fatto vedere»

«Lo scudetto è possibile, bisogna crederci»

- Carlos Passerini (Ap)

L’urlo nel vuoto, le braccia larghe, lo sguardo fiero, gli occhi del Diavolo. Da fuori, in lontananza, mentre il buio della sera scende su Milano insieme agli umanissimi cattivi pensieri di questi giorni difficili, arrivano i cori dei tifosi milanisti che scandiscon­o il suo nome, quel vecchio coro che fa «Ibrahimovi­c, Ibrahimovi­c». L’aveva detto, l’aveva promesso: farò di tutto per esserci. Aveva avvisato perfino il virus: «Non è stata una buona idea». È stato di parola, Zlatan. Due settimane per tornare, due gol per decidere il derby. Un doppio lampo in tre minuti, a soli otto giorni dalla guarigione clinica, nel cuore di un derby surreale che non dimentiche­rà, che non dimentiche­remo.

«Quando ero chiuso in casa non avevo paura, ma fame, perché io sono come un leone, voglio sempre vincere» ha detto a fine partita a Sky. Come al solito, non s’è nascosto: «Lo scudetto è una possibilit­à, chi crede può fare tutto, siamo qui per questo. Da quando sono arrivato, stiamo facendo grandi cose, i giovani stanno prendendos­i più responsabi­lità, mi piace essere un leader. Non sono stupito di me. Ora sono più completo di prima». L’ha dimostrato anche ieri. Due gol che valgono il primo derby vinto dal Milan in campionato da quattro anni a questa parte, ma anche due gol che valgono la storia: a 39 anni e 14 giorni, diventa il giocatore più vecchio a segnare nella storia del derby milanese.

Per il campione senza età è la rete numero 5 nelle 3 presenze in questa stagione, dopo le 11 in 20 di quella scorsa. Grandi numeri. Che sono però solo numeri. Perché l’effetto di Ibra su questo Diavolo dei ragazzini si vede senza bisogno di statistich­e: con lui questa c’è tutta un’altra personalit­à, tutta un’altra qualità. È una questione tecnica, ma anche di mentalità, di leadership. Come nel tesissimo finale, quando è lui a caricare i compagni, a dir loro di tenere duro, cinque minuti in più, fino alla fine, fino alla vittoria.

«Inter, sei stata zlatanata», scrive il Milan sui suoi account social a fine partita. È la legge di Ibra, che ha vinto anche il duello nel duello, contro quel Lukaku che fu suo compagno al Manchester

United. Amici e rivali, Zlatan e Romelu. A febbraio, nel derby vinto 4-2 in rimonta dai nerazzurri, fu il belga a festeggiar­e per ultimo e ad autoprocla­marsi re di Milano. Lo scettro, la corona, ora tornano allo svedese, che celebra il secondo gol con un gesto polemico. «Ho zittito uno del pubblico che ce l’aveva con me» ha raccontato. Chi lo conosce sa però che quello era anche un messaggio verso quei pochi che ancora credono sia un giocatore al tramonto, uno che ha ormai solo un grande futuro alle spalle.

Il derby, una volta di più, ha detto che non è così. Zlatan ha ancora fame.

Conte

Dobbiamo essere più cinici e sfruttare le occasioni. Il Milan è stato bravo ma anche fortunato

Pioli

Una partita non cambia niente. Finora abbiamo sempre vinto ma anche sofferto

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Stefano Pioli, 54 anni, abbraccia a fine partita Zlatan Ibrahimovi­c, 39: tra l’allenatore e il leader della squadra c’è una grande intesa. Lo svedese ha poi postato su Instagram la foto truculenta di un leone che aveva appena mangiato e la scritta «Fame»
Intesa Stefano Pioli, 54 anni, abbraccia a fine partita Zlatan Ibrahimovi­c, 39: tra l’allenatore e il leader della squadra c’è una grande intesa. Lo svedese ha poi postato su Instagram la foto truculenta di un leone che aveva appena mangiato e la scritta «Fame»

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