Corriere della Sera

Nessuno come lui

Oggi il passaggio fa rumore, è sempre un colpo, il suo tocco era velluto arrivava in porta o al compagno, inaspettat­o e servo, a disposizio­ne

- di Mario Sconcerti

Èstato il più forte. Il suo calcio era perfetto.

è stata una differenza tra Maradona e Pelè molto significat­iva: Pelè ha riconosciu­to Maradona come avversario, gli ha concesso il diritto di essere sulla sua stessa strada per quel titolo alto e leggero di miglior giocatore al mondo. Maradona no, non voleva nemmeno parlarne, rifiutava l’ipotesi non solo per arroganza ma per diversità evidente. Che c’entrava lui con Pelè, ragazzo educato, morigerato, mai uscito dal Brasile, poi ambasciato­re del calcio nel mondo borghese delle sue istituzion­i? Nemmeno Pelè lo amava, ma capiva che bisognava condivider­e, non si può vivere in paradiso e rifiutarsi.

Credo che anche lui oggi non sia felice. La morte dell’avversario è una prodezza che porta l’altro in un posto in classifica dove non può essere raggiunto. È la morte che realizza la Storia. Quella di Maradona è compiuta, ora tutto di lui ha diritto a un ricordo e a un aggettivo in più. Credo sia giusto così.

Anche se è un po’ infantile dirlo adesso, Maradona è davvero stato il miglior giocatore del mondo. Mi sono sempre rifiutato di considerar­la una gara, troppo diversi i concorrent­i, ma la morte degli altri è una spinta, tira fuori la realtà anche dentro di noi. Maradona ha costruito squadre, l’Argentina, il Napoli; Pelè le ha concluse. Il suo Brasile era pieno di fuoriclass­e, Djalma e Nilton Santos nel ’58, con Didi, Vava, Garrincha. Poi nel ’70 la squadra dei cinque fantasisti, Jairzinho, Gerson, Tostao, Rivelino e lui. Maradona ha dovuto scartare sei inglesi per segnare il gol più bello della storia, non gli bastava dirigere, doveva essere dovunque.

Ricordo la partita dell’82 nel vecchio stadio Sarrià a Barcellona. L’Argentina era campione del mondo, noi cominciava­mo a nascere. Bearzot mise Gentile su Maradona, l’Italia vinse, Gentile seguì ogni passo del ragazzino di 21 anni e non lo fece segnare. Diventò l’eroe di tutti, ma Maradona giocò una partita splendida dentro una squadra finita. Cambiò continuame­nte ruolo, da ala a centravant­i, dentro e fuori dall’area. Era come in gabbia, la palla gli arrivava in ritardo, Gentile lo soffocava, ma lui non era mai banale, mai battuto. Gentile lo teneva con ogni mezzo, Maradona cambiò tre maglie in quella partita, due gliele aveva strappate Gentile.

Pochi giorni dopo partì per Barcellona, cominciava­no la sua vita e i suoi peccati. Aveva un piede sinistro morbido come il pane che arrivava dovunque. La palla gli cadeva sul piede come l’avesse convinta parlandole. Aveva un senso del tempo nel dribbling che era davvero musicale. Ha sempre sostenuto, anche da vecchio, che il suo gol più bello lo abbia segnato con l’Argentinos Junior in campionato. Sono andato a cercarlo su YouTube. Rincorre un pallone datogli da centrocamp­o e arriva in porta senza toccarlo più. Salta tre avversari solo muovendo il corpo, solo togliendo l’attimo agli avversari. Un gol irreale, da calcio che trascende. Questo era spesso il calcio di Maradona, un’entità metafisica. Mi faceva venire in mente le luci mosse dei ceri che da soli accendono la chiesa nelle messe deserte e fredde della prima mattina. Quando tutto è silenzio e odore di bruciato buono. E una perfezione lenta ti scende dentro e tiene lontano il resto. Anche Maradona era perfetto e silenzioso.

Oggi il calcio fa rumore, il passaggio è sempre un colpo. Il suo era velluto, arrivava

in porta o al compagno, inaspettat­o e servo, a disposizio­ne degli altri, come tutta la vita di Diego. Non aveva una misura del tempo. Uno bravissimo, tra controllo e tiro impiega un secondo. Il Messi giovane faceva tutto in sei decimi, per questo diventava imprendibi­le, tradiva il tempo degli altri. Maradona non aveva questo problema perché inventava traiettori­e, si faceva l’obbligo di non fare mai due volte la stessa giocata. Non ha imparato niente, sapeva tutto.

Una volta a Napoli segnò una punizione da sette metri, con la barriera schierata. Non c’era traiettori­a, non c’era lo spazio per permettere alla palla di abbassarsi. Dette un colpo morbido così pieno d’effetto che, arrivato in alto si piegò, su stesso e cadde in porta come fosse un arco gotico.

La differenza

Maradona ha costruito squadre, l’Argentina, il Napoli, Pelè invece le ha concluse

 ?? (Ipp) ?? In trionfo Città del Messico, 29 giugno 1986, stadio Azteca: Diego Armando Maradona, assente nel trionfo argentino del 1978, bacia la Coppa del Mondo conquistat­a con la vittoria sulla Germania Ovest (3-2). Corea del Sud, Italia, Bulgaria, Uruguay, Inghilterr­a e Belgio le altre squadre affrontate dall’Argentina in quella edizione
(Ipp) In trionfo Città del Messico, 29 giugno 1986, stadio Azteca: Diego Armando Maradona, assente nel trionfo argentino del 1978, bacia la Coppa del Mondo conquistat­a con la vittoria sulla Germania Ovest (3-2). Corea del Sud, Italia, Bulgaria, Uruguay, Inghilterr­a e Belgio le altre squadre affrontate dall’Argentina in quella edizione
 ?? (Getty) ?? Uno contro tutti Maradona affrontato da mezzo Belgio ai Mondiali dell’86 in Messico
(Getty) Uno contro tutti Maradona affrontato da mezzo Belgio ai Mondiali dell’86 in Messico
 ?? (Ap) ?? Braccato Maradona a 21 anni ai Mondiali dell’82, marcato in maniera feroce da Gentile
(Ap) Braccato Maradona a 21 anni ai Mondiali dell’82, marcato in maniera feroce da Gentile
 ?? (Ap) ?? I colpi impossibil­i Maradona segna di testa sdraiato sul prato, poteva fare qualsiasi cosa
(Ap) I colpi impossibil­i Maradona segna di testa sdraiato sul prato, poteva fare qualsiasi cosa
 ?? (Ansa) ?? La parabola «gotica» Il gol segnato da Maradona alla Juve con una punizione all’interno dell’area
(Ansa) La parabola «gotica» Il gol segnato da Maradona alla Juve con una punizione all’interno dell’area

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