Corriere della Sera

Valérie Perrin tra libri e fiori: uno sguardo poetico ci aiuterà

- uomo, una donna. Un Roberta Scorranese

Tra i libri che abbiamo più amato in questa pandemia c’è la storia di Violette, guardiana di un cimitero, che parla con i morti, si affeziona a chi rimane, dà nomi alle piante e alle cose. Non è strano: in questo tempo sradicato, la vita e la morte si sono ricongiunt­e in una dimensione imprevista: quella delle parole. Chiusi in casa siamo diventati voce dal corpo sparito, dissolto, al più mascherato. E così abbiamo finito per ritrovarci dentro a libri come Cambiare l’acqua

ai fiori, best seller di Valérie Perrin, tradotto da Alberto Bracci Testasecca per e/o.

Tra i libri più venduti nel primo lockdown, a settembre (nel preludio della seconda ondata) è arrivato in testa alle classifich­e e ha contato 180 mila copie vendute.

Sul numero di 7 in edicola domani abbiamo parlato con l’autrice, 53 anni, una lunga esperienza come fotografa di scena. Che ora, come Violette, si è rifugiata in un luogo tra mare e boschi, nella parte interna di Villers-sur-Mer, un borgo del Calvados, in Normandia. «Violette — dice Perrin — ha la capacità di inondare le cose tragiche, come la morte, con uno sguardo poetico. Quello di cui abbiamo avuto e abbiamo bisogno».

Un detonatore della realtà. Circondata da fiori e piante selvatiche, Perrin sta trascorren­do il confinamen­to non distante da Deauville, dove il suo compagno, il regista Claude Lelouch, ha girato

Un luogo che avvolgerà tutta l’intervista di un’atmosfera fatta di riflession­i, improvvisi silenzi 0 consideraz­ioni: «Chiusi in casa, spaventati, senza un orizzonte e con scarsa predisposi­zione a guardare al futuro, siamo davvero “vivi”? O sono forse più vive le creature a cui parla Violette, la quale affida loro un presente difficile, proprio perché è convinta che la loro natura ultraterre­na possa alleviare la sofferenza?».

Perrin tocca un punto chiave quando affronta la capacità della sua Violette di diventare tutt’uno con la natura. La pandemia, ragiona, nasce anche perché abbiamo preso le distanze dai ritmi più primitivi. Con buona pace di chi starà sorridendo. E invoca l’intervento del Papa affinché interceda presso i leader della terra per scongiurar­e una catastrofe climatica. E come sta vivendo il confinamen­to? «Ho letto molto, per esempio l’ultimo di Carlos Ruis Zafón. E ho finito di scrivere il prossimo romanzo (che in Italia uscirà per e/o in primavera, ndr)».

Su 7 cerchiamo poi di indagare la fragilità, dalla filosofia alla genetica, per scoprire come la vulnerabil­ità sia il motore della nostra evoluzione.

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In copertina la fotografa e scrittrice Valérie Perrin
Cover In copertina la fotografa e scrittrice Valérie Perrin

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