Corriere della Sera

La grande beffa per i 2.700 navigator Ora rischiano di restare disoccupat­i

Il contratto scade ad aprile, nella manovra non ci sono i fondi. La ministra Catalfo: troveremo una soluzione

- Di Lorenzo Salvia Recovery Fund, smart working

Erano stati presentati come la soluzione a tutti i mali del complicato mondo del lavoro italiano. Era stata promessa loro la stabilizza­zione, cioè il posto fisso. Ma, al di là degli annunci, le carte dicono che al momento per i navigator sembra profilarsi una fine triste, e anche un po’ solitaria. Una beffa per i 2.700 mila tutor assunti per due anni con il compito di aiutare chi prende il reddito di cittadinan­za a trovare un lavoro.

Il loro contratto scade a fine aprile. Ma nel disegno di legge di Bilancio, che fissa spese ed entrate dello Stato nel prossimo anno, soldi non ce ne sono. L’articolo 55 prevede uno stanziamen­to di 10 milioni di euro per Anpal servizi, l’Agenzia per le politiche attive che li gestisce. Ma quei soldi servono per altre attività. E anche se fossero utilizzati per loro, basterebbe­ro per prolungare il contratto fino a fine 2021 solo per 500 di loro. Uno su sei. Altro che posto fisso per tutti. Intervenir­e in corsa è sempre possibile, visto che sulla manovra il dibattito in Parlamento è appena iniziato. Il Movimento 5 Stelle sta preparando un emendament­o che prevede la proroga di un anno. Coperture permettend­o. Dal ministero del Lavoro dicono che una soluzione si troverà, magari con i soldi del

e ricordano come Nunzia Catalfo li abbia definiti «parte integrante del sistema». Ma resta il fatto che nella manovra, appena depositata dal governo, i soldi non ci sono. E per i navigator sembra avvicinars­i il momento del fine corsa.

Loro ne sono consapevol­i e per questo hanno creato una sorta di sindacato, «Anna», sigla che sta per Associazio­ne nazionale navigator. Certo, il Covid non ha aiutato nemmeno loro. Lo ha complicato ancora di più un compito che in realtà appariva confuso fin dall’inizio e che infatti ha provocato non poche tensioni con le Regioni.

Ma il vero problema è che nessuno può difenderli mettendo sul tavolo i risultati del loro lavoro. Perché, sempliceme­nte, i risultati del loro lavoro non si conoscono.

Solo due settimane fa proprio l’Anpal ha pubblicato gli ultimi dati sul reddito di cittadinan­za. Dicono quelle tabelle che su poco più di 1,3 milioni di beneficiar­i del reddito inseribili al lavoro, cioè non tutti ma meno della metà, 352 mila hanno avuto un contratto. Attenzione però: nel conto entrano tutti quelli che hanno trovato un posto fin da quando è partito il reddito di cittadinan­za, mentre a fine ottobre gli attivi erano scesi a 192 mila. E perché vengono considerat­i tutti i tipi di contratto, anche quelli brevissimi, mentre quelli stabili sono appena il 15,4%. Il vero problema è però un altro. Anpal non dice e non sa quanti di quei posti sono stati trovati grazie ai navigator oppure per altri canali. In un Paese dove, dice l’Istat, quattro giovani su dieci il posto lo trovano grazie alla segnalazio­ne di parenti, amici o conoscenti. C’è anche chi sostiene che quel dato sarebbe prossimo allo zero, perché sono le stesse convenzion­i con le Regioni a stabilire che il contatto con le aziende deve essere creato dai centri per l’impiego, i vecchi uffici collocamen­to, e che il navigator deve limitarsi al supporto. E questo a prescinder­e dalle qualità, dalle capacità e anche dalla volontà dei singoli.

Ma non è detta l’ultima parola, visto che l’Italia resta pur sempre il Paese dei ricorsi. I navigator sono stati assunti con un contratto da cococo ma sono stati utilizzati come dipendenti. Lavoratori a termine con un finto contratto autonomo, accade spesso. Quella scelta venne fatta perché andavano arruolati velocement­e, anche perché erano una carta da giocare nella campagna elettorale per le Europee del 2018, allora dietro l’angolo. Un ricorso lo vincerebbe­ro a mani basse. E il governo lo sa.

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In aula Formazione dei candidati al posto di navigator nell’Auditorium Testori di palazzo Lombardia. Il test si svolse a giugno 2019 con circa 80mila candidati

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