Corriere della Sera

Da Wuhan ai visoni, già riconosciu­te sei diverse mutazioni: come si evolve il virus

Finora una sola ha dato un vantaggio a Sars-CoV-2 L’Ucl di Londra: effetti neutri, il vaccino funziona

- di Margherita De Bac mdebac@rcs.it

1 Il coronaviru­s SarsCoV-2 muta?

Sì, muta come tutti i virus ma questa sua attitudine non deve sorprender­e né spaventare in quanto è comune a tutti gli agenti virali. Il SarsCoV-2 muta dalle 5 alle 10 volte meno rispetto ai virus dell’influenza e dell’epatite C grazie al cosiddetto «sistema di riparo» proprio del suo genoma capace di correggere gli errori che avvengono durante il processo di replicazio­ne.

2 È mutato spesso?

Conosciamo sei diversi sottogrupp­i imparentat­i col «capostipit­e» comparso nella città di Wuhan probabilme­nte già a dicembre del 2019 (ma solo a gennaio il governo di Pechino avvertì sull’esistenza di strane forme di polmonite). Tecnicamen­te si dice che il virus si è evoluto spontaneam­ente, secondo un fenomeno normale.

3 Qual è l’impatto di queste mutazioni nell’espression­e della malattia?

Finora una sola mutazione ha dimostrato di dare un vantaggio al virus sul piano della capacità di trasmissio­ne tra gli uomini. È la D614G. Il 6 indica il gene dove la mutazione si è verificata, ed è il gene che codifica la proteina Spike, quella che il nuovo coronaviru­s utilizza per agganciare e penetrare nelle cellule. Questa modifica lo ha reso sì più contagioso ma non più mortale e pericoloso per quantità di danni alla salute dell’uomo.

4 Come si è arrivati a questa conclusion­e?

In un articolo pubblicato a novembre su Science, ricercator­i dell’università americana del Wisconsin-Madison hanno studiato gli effetti della mutazione in vitro e su modelli animali.

5 La violenza della seconda ondata potrebbe essere dovuta alla mutazione?

Lo ha affermato Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Organizzaz­ione Mondiale della Sanità: «Il virus si trasmette con una velocità che ci lascia attoniti». Secondo Antonino Di Caro, direttore del laboratori­o di microbiolo­gia dell’Istituto Lazzaro Spallanzan­i, il sottogrupp­o virale circolava già ad aprile e da allora si è diffuso in tutta Europa, diversific­andosi dal ceppo originario di Wuhan.

6 Cosa sappiamo ancora della mutazione?

In uno studio pubblicato in questi giorni da Nature Communicat­ions, coordinato dall’University College di Londra (Ucl) e basato sull’analisi di 46.723 genomi di persone positive al Covid-19, si osserva che le mutazioni conosciute hanno un effetto neutro sulla trasmissib­ilità del nuovo coronaviru­s. Quindi il dibattito è aperto.

7 Questa e le altre mutazioni possono compromett­ere l’efficacia dei vaccini in arrivo a gennaio 2021?

I genetisti dell’Ucl si dicono «ottimisti sull’efficacia dei vaccini e sulle capacità di segnalare la presenza di mutazioni per eventuali aggiorname­nti dei vaccini». Dai primi studi sui volontari che si sono sottoposti alla somministr­azione dei vaccini sembra che i tre candidati sappiano produrre anticorpi neutralizz­anti contro l’infezione con ampia capacità nei confronti di diversi ceppi virali circolanti..

8 Quante sequenze del virus conosciamo?

Sono stati depositati nelle banche internazio­nali oltre 150.000 genomi di virus circolanti.

9 Cosa ci racconta la storia di questo coronaviru­s?

Il virus si è creato un vantaggio selettivo in modo da potenziare le sue capacità di crescita. Il Sars-CoV-2, secondo gli scienziati, sembra trovarsi a suo agio nell’uomo e essersi bene adattato nel suo nuovo ospite dopo aver lasciato la specie da cui è venuto, i pipistrell­i. «Il suo comportame­nto ci fa pensare che il coronaviru­s intende permanere nella specie umana e di non voler estinguers­i. Sta continuand­o il suo percorso di adattament­o e tutto fa pensare che voglia trovare una forma di convivenza con noi», ha affermato in una recente intervista Giorgio Palù, emerito di virologia all’Università di Padova, appena nominato presidente dell’agenzia italiana del farmaco, Aifa.

10 Si è parlato di una variante di coronaviru­s trasmessa all’uomo dai visoni, di cosa si tratta?

In un allevament­o in Danimarca si sono avuti 12 casi di infezione non grave in operatori del settore che sono stati contagiati da varianti trasmesse dagli animali che a loro volta erano stati contagiati dall’uomo. Il ministero della Sanità danese ha annunciato che la variante, denominata cluster 5, non è più in circolazio­ne. In un articolo pubblicato su Nature il 13 novembre ricercator­i di Oxford hanno concluso che le mutazioni dei visoni non sono particolar­mente preoccupan­ti e che comunque non «aggirano» l’effetto dei vaccini.

11 In Italia sono stati diagnostic­ati casi da cluster 5?

No, ma per estrema cautela il ministero della Salute ha sospeso fino a febbraio 2021 l’attività negli allevament­i di visoni. In Danimarca, primo produttore mondiale di pellicce, i visoni sono stati abbattuti fra le polemiche.

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Una ricercatri­ce al lavoro nel laboratori­o dello «Jenner Institute», dove si sta progettand­o il vaccino di AstraZenec­a
(AP) Oxford Una ricercatri­ce al lavoro nel laboratori­o dello «Jenner Institute», dove si sta progettand­o il vaccino di AstraZenec­a
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