Corriere della Sera

Il super ambasciato­re amico «francese» di Blinken «Il primo test sarà l’Iran»

Araud: «Le tensioni con l’Europa non scomparira­nno»

- Di Stefano Montefiori DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

«Il primo test per la nuova amministra­zione e per mio amico segretario di Stato, Antony Blinken, sarà l’Iran. Vedremo se e a quali condizioni Washington cercherà di rinegoziar­e l’accordo sul nucleare rinnegato da Trump e poi anche da Teheran». Gérard Araud parla al Corriere in video dalla sua casa di New York, dove vive dopo avere lasciato l’anno scorso, a 66 anni, il Quai d’Orsay. Araud è stato il più brillante degli ambasciato­ri francesi — in Israele, al Palazzo di vetro dell’Onu e poi a Washington a partire dal 2014 —, un grande diplomatic­o che anche in carica non rinunciava a esprimersi su Twitter.

Che cosa pensa della nomina di Blinken e della sua formazione francese (il nuovo segretario di Stato è andato a scuola a Parigi, ndr)?

«Quando ero a Washington ci vedevamo molto spesso. A Parigi era compagno, al liceo internazio­nale Jeannine Manuel, di Robert Malley, che ha fatto parte dell’amministra­zione Obama e ora è a capo del think tank Internatio­nal Crisis Group. Credo che quell’esperienza gli abbia dato la capacità che abbiamo talvolta noi ambasciato­ri, cioè capire come il nostro Paese è visto all’estero. Parla un francese perfetto, pur restando un americano al 100 per cento».

Come valuta le scelte di Joe Biden per la sua amministra­zione?

«Sono nomine di un grande classicism­o. Blinken, nel circuito da trent’anni, al dipartimen­to di Stato; John Kerry su una questione cruciale come il clima; il giovane Jake Sullivan consiglier­e per la Sicurezza

nazionale dopo essere stato il negoziator­e di Obama sul nucleare iraniano. Questo è l’establishm­ent. Quindi, nel metodo, un ritorno alla normalità delle relazioni internazio­nali, alla diplomazia classica. Ma poi c’è il fondo delle cose, quel che vorranno fare, e non lo sappiamo ancora perché il programma di Biden era più che altro battere Trump. La questione interessan­te poi è il rapporto con la sinistra del partito democratic­o».

Pensa che la sinistra del partito potrà condiziona­re la politica estera di Blinken e Biden?

«È uno degli aspetti da considerar­e. Se la sinistra non si fosse divisa tra Warren e Sanders avrebbe vinto le primarie, hanno un peso nel partito molto forte e sono fautori di una linea neo-isolazioni­sta, tanto che criticano pure le sanzioni al Venezuela. Per adesso non è chiaro se quella di Biden sarà una presidenza di transizion­e, o se tenterà qualcosa di nuovo in politica estera. Credo comunque che

al di là del metodo non si possa tornare totalmente al passato, non torneremo all’epoca dell’America leader del mondo libero».

I rapporti con l’Europa?

«Stati Uniti e Europa sono in rotta di collisione su un certo numero di dossier, per esempio sul commercio, con le sanzioni tra Boeing e Airbus. E i democratic­i non sono certo dei freetrader, dei sostenitor­i del libero mercato. Poi c’è la questione della tassazione europea dei GAFA, le grandi aziende delle nuove tecnologie, che sono i grandi sponsor del partito democratic­o al potere. Gli europei farebbero un errore a pensare che questi temi di fondo possano sparire con l’addio di Trump e l’avvento di Biden. Ma almeno sarà più facile parlarsi, questo è sicuro».

Che cosa pensa delle ambizioni di Macron sulla Difesa europea, e delle sue critiche alla ministra tedesca Annegret Kramp-Karrenbaue­r nel’intervista del «Grand Continent» che il «Corriere» ha pubblicato?

«Macron parla troppo, ama ascoltarsi parlare, è talmente narciso da diventare maldestro. Un’uscita sbagliata, perché lui è isolato e la posizione che raccoglie più consensi è quella di AKK, la ministra tedesca, legata al rapporto tradiziona­le con gli Usa. Se si vuole fare avanzare la Difesa europea, e non spaventare polacchi e baltici che preferiran­no sempre farsi difendere dall’America piuttosto che da Francia e Italia, il modo migliore è non parlarne».

Parla troppo, è narciso Se vuole far avanzare la difesa europea, il miglior modo è tacere

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Esteri Antony Blinken, 58 anni, segretario di Stato con Biden

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