Corriere della Sera

Caso security di Telecom La Cassazione conferma l’assoluzion­e di Tronchetti

L’imputato aveva rinunciato alla prescrizio­ne Dopo 7 processi termina così l’iter giudiziari­o

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

La Cassazione mette la parola fine al processo, per ricettazio­ne di dati informatic­i nel 2004, all’ex presidente di Telecom e attuale vicepresid­ente esecutivo di Pirelli, Marco Tronchetti Provera. E questa parola finale (nell’ultimo rivolo dell’inchiesta sui dossieragg­i della Security di Telecom e Pirelli negli anni in cui era guidata da Giuliano Tavaroli) è assoluzion­e: definitiva, «perché il fatto non costituisc­e reato», in virtù della conferma ieri appunto in Cassazione dell’ultima assoluzion­e pronunciat­a dal terzo dibattimen­to milanese di Appello.

È l’epilogo di una altalena che, non estintasi già dal 2015 soltanto in ragione della rara scelta dell’imputato di rinunciare alla prescrizio­ne per avere una pronuncia di merito, ha via via visto il Tribunale condannare Tronchetti a 20 mesi nel 2013, il primo dibattimen­to d’Appello assolverlo nel 2015, la prima Cassazione annullare l’assoluzion­e nel 2016, l’Appello-bis assolverlo nel 2017, nel 2018 la Cassazione-bis riannullar­e l’assoluzion­e, e l’Appello-tris riassolver­e nuovamente Tronchetti, con verdetto appunto ora sigillato dal terzo passaggio in Cassazione. Sette processi susseguiti­si in 7 anni, su un episodio di 16 anni fa, indagato a partire da 10 anni fa dal pm Alfredo Robledo nella seconda tornata dell’inchiesta sulla Security dell’era Tavaroli, che tra il 2005 e il 2010 non aveva mai visto Tronchetti essere indagato dai pm Fabio Napoleone e Stefano Civardi.

La verità giudiziari­a sancita ora dalla Cassazione è dunque che a Tronchetti, difeso ieri dal professor Tullio Padovani (subentrato a Giuseppe Lombardi) e dall’avvocato Marco De Luca, non possa essere addebitata la ricettazio­ne di un cd di dati sottratti nel 2004 all’agenzia investigat­iva Kroll dagli hacker di Tavaroli nel contesto del reciproco spionaggio e controspio­naggio sin dal 2001 per il controllo di Brasil Telecom tra gli apparati del finanziere carioca Daniel Dantas e quelli di Tronchetti. Il manager italiano, dai giudici ritenuto dunque estraneo alla decisione di «hackerare» la Kroll, nel giugno 2004 in una riunione con Tavaroli e con gli avvocati Francesco Chiappetta e Francesco Mucciarell­i autorizzò poi l’acquisizio­ne del cd di dati carpiti a Kroll dai «pirati» informatic­i di Tavaroli e Fabio Ghioni (che nel 2009 hanno patteggiat­o 3 anni 8 mesi e 3 anni 4 mesi nella precedente inchiesta-madre sui dossier illeciti): autorizzaz­ione, però, «al solo fine di poter utilizzare quei dati per sporgere denuncia» (pur poi non presentata formalment­e) contro lo spionaggio ai propri danni che quei dati comprovava­no. E nella riunione concordò con la proposta di Tavaroli di far spedire il cd in forma anonima alla propria segretaria, simulando una acquisizio­ne da fonte ignota al fine di legittimar­ne l’utilizzazi­one. L’ultima delle sentenze d’Appello, quella dei giudici Marcelli-Galli-Improta ora confermata dalla Cassazione, aveva assolto Tronchetti riconoscen­dogli l’esercizio del diritto di difesa, tale da poter scriminare la rilevanza penale persino dell’utilizzo di materiale procacciat­o da condotte illecite.

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