Corriere della Sera

Le Vie della Seta sono forse troppe

- di Danilo Taino Statistics Editor

C’è una Via della Seta Digitale, c’è una Via della Seta dello Spazio e naturalmen­te c’è la più famosa Nuova Via della Seta delle infrastrut­ture (la Belt and Road Initiative). Al momento, per il governo cinese è però probabilme­nte più urgente realizzare la Nuova Via della Salute, quella che il presidente cinese Xi Jinping menzionò nella telefonata con Giuseppe Conte lo scorso marzo. La distribuzi­one del vaccino, nei prossimi mesi, sarà il banco di prova per misurare la determinaz­ione e la capacità di Pechino di collocarsi al centro dello sforzo globale per fermare la pandemia e per costruire una rete sanitaria meno vulnerabil­e ai virus. Il vertice del Partito Comunista Cinese deve però fare attenzione a non forzare i propri impegni più di quanto è in grado di sostenere. In Cina, dal 2008 il debito complessiv­o cresce a una media annua del

20%, molto più dell’economia. Secondo l’autorevole Institute of Internatio­nal Finance, la somma del debito di famiglie, Stato e imprese non finanziari­e cinesi ha toccato il 290% del Pil alla fine del terzo trimestre del 2020, una crescita decisa rispetto al 255% di un anno prima. Quello delle sole imprese, cioè delle protagonis­te delle vie della seta, nello stesso periodo è salito dal 150 al 165% del Pil. Un articolo dei giorni scorsi pubblicato dal South China Morning Post, il quotidiano di Hong Kong, ha sostenuto che Pechino potrebbe essere costretta a tagliare gli obiettivi della stessa Belt and Road Initiative (Bri), cioè del progetto che è il fiore all’occhiello della presidenza Xi ed è già in rallentame­nto. Numeri ufficiali su prestiti e investimen­ti della Bri non ci sono ma la società di analisi Refinitiv calcola che, alla fine del primo trimestre del 2020, il valore dei progetti cinesi nel mondo avesse toccato i

quattromil­a miliardi di dollari: 1.590 progetti, per un valore di 1.900 miliardi, catalogati nel progetto Bri e altri 1.574, per un valore di 2.100 miliardi di dollari, classifica­ti come progetti a partecipaz­ione cinese. Il problema, per Pechino, è che molto di questo denaro è credito effettuato da banche cinesi e impegni assunti da aziende cinesi in Paesi poveri e mediopover­i che a causa della crisi da virus sono in enorme difficoltà a sostenere gli impegni presi. In un quadro in cui il valore dei contratti firmati per la Bri nei primi

nove mesi del 2020 è già declinato del 29% rispetto allo stesso periodo del 2019.

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