Corriere della Sera

Dati commercial­i, le regole Ue per l’utilizzo sicuro

«Il Data governance act faciliterà la condivisio­ne». Le condizioni per le società intermedia­rie

- Francesca Basso

«L’Europa ha bisogno di un mercato unico dei dati aperto ma sovrano». Il commissari­o al Mercato interno Thierry Breton spiega il senso del nuovo regolament­o Ue sulla gestione dei dati generati dagli enti pubblici, dalle imprese e dai cittadini: un patrimonio in aumento, che secondo le stime della Commission­e Ue tra il 2018 e il 2025 dovrebbe quintuplic­arsi.

Il Data governance act vuole offrire «un approccio che sia alternativ­o» — si legge nella proposta — alle pratiche di trattament­o dei dati delle grandi piattaform­e tecnologic­he, come le Big Tech Usa, che «possono acquisire un alto grado di potere di mercato a causa dei loro modelli di business che implicano il controllo di grandi quantità di dati». Ma c’è un significat­o anche politico, non solo economico, nella proposta della Commission­e: «Vogliamo aumentare la fiducia nel fatto che il trattament­o dei dati avviene nel rispetto dei valori e dei diritti fondamenta­li europei», ha detto la vicepresid­ente della Commission­e e titolare dell’Antitrust Ue, Margrethe Vestager. Un primo passo per un approccio europeo al tema era stato il Regolament­o generale sulla protezione dei dati personali, il famoso Gdpr, adottato nel 2016 e diventato operativo nel maggio di due anni dopo. Ora il nuovo regolament­o vuole consentire alle imprese, alla

amministra­zione, al mondo accademico ma anche ai cittadini di accedere ai dati non personali sensibili detenuti dal settore pubblico, con misure che ne facilitino il loro riutilizzo nel rispetto della privacy e della riservatez­za.

Sono previste regole chiare per la trasparenz­a e la neutralità delle società intermedia­rie dei dati, cioè quelle che gestiscono i dati sensibili, che dovranno dimostrare che non useranno i dati raccolti per trarne profitto e garantire una separazion­e struttural­e tra il servizio di condivisio­ne e qualsiasi altro servizio fornito per evitare conflitti di interesse. Non è un regolament­o «protezioni­sta», infatti non è previsto l’obbligo di sede nell’Ue per le aziende interessat­e. Il commissari­o Breton ha spiegato che «il regolament­o faciliterà il flusso di dati tra i settori e gli Stati membri, mettendo tutti coloro che generano dati al posto di comando». L’ambizione è fare dell’Europa «il continente numero uno al mondo per il trattament­o dei dati».

La Commission­e sosterrà la creazione e lo sviluppo di spazi comuni europei e l’uso reciproco dei dati in nove settori strategici: salute, ambiente, energia, agricoltur­a, mobilità, finanze, industria manifattur­iera, pubblica amministra­zione e competenze.

Ieri la Commission­e ha anche pubblicato un nuovo piano d’azione sulla proprietà intellettu­ale per aiutare le Pmi a sfruttare al meglio le loro invenzioni e creazioni.

Il 9 dicembre la Commispubb­lica sione presenterà il Digital markets act e il Digital services act in cui «la separazion­e struttural­e» delle operazioni europee delle Big Tech, ha anticipato Breton in un’intervista all’Ansa, «sarà inclusa nel regime di sanzioni».

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Commissari Margrethe Vestager e Thierry Breton

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