Dati commerciali, le regole Ue per l’utilizzo sicuro
«Il Data governance act faciliterà la condivisione». Le condizioni per le società intermediarie
«L’Europa ha bisogno di un mercato unico dei dati aperto ma sovrano». Il commissario al Mercato interno Thierry Breton spiega il senso del nuovo regolamento Ue sulla gestione dei dati generati dagli enti pubblici, dalle imprese e dai cittadini: un patrimonio in aumento, che secondo le stime della Commissione Ue tra il 2018 e il 2025 dovrebbe quintuplicarsi.
Il Data governance act vuole offrire «un approccio che sia alternativo» — si legge nella proposta — alle pratiche di trattamento dei dati delle grandi piattaforme tecnologiche, come le Big Tech Usa, che «possono acquisire un alto grado di potere di mercato a causa dei loro modelli di business che implicano il controllo di grandi quantità di dati». Ma c’è un significato anche politico, non solo economico, nella proposta della Commissione: «Vogliamo aumentare la fiducia nel fatto che il trattamento dei dati avviene nel rispetto dei valori e dei diritti fondamentali europei», ha detto la vicepresidente della Commissione e titolare dell’Antitrust Ue, Margrethe Vestager. Un primo passo per un approccio europeo al tema era stato il Regolamento generale sulla protezione dei dati personali, il famoso Gdpr, adottato nel 2016 e diventato operativo nel maggio di due anni dopo. Ora il nuovo regolamento vuole consentire alle imprese, alla
amministrazione, al mondo accademico ma anche ai cittadini di accedere ai dati non personali sensibili detenuti dal settore pubblico, con misure che ne facilitino il loro riutilizzo nel rispetto della privacy e della riservatezza.
Sono previste regole chiare per la trasparenza e la neutralità delle società intermediarie dei dati, cioè quelle che gestiscono i dati sensibili, che dovranno dimostrare che non useranno i dati raccolti per trarne profitto e garantire una separazione strutturale tra il servizio di condivisione e qualsiasi altro servizio fornito per evitare conflitti di interesse. Non è un regolamento «protezionista», infatti non è previsto l’obbligo di sede nell’Ue per le aziende interessate. Il commissario Breton ha spiegato che «il regolamento faciliterà il flusso di dati tra i settori e gli Stati membri, mettendo tutti coloro che generano dati al posto di comando». L’ambizione è fare dell’Europa «il continente numero uno al mondo per il trattamento dei dati».
La Commissione sosterrà la creazione e lo sviluppo di spazi comuni europei e l’uso reciproco dei dati in nove settori strategici: salute, ambiente, energia, agricoltura, mobilità, finanze, industria manifatturiera, pubblica amministrazione e competenze.
Ieri la Commissione ha anche pubblicato un nuovo piano d’azione sulla proprietà intellettuale per aiutare le Pmi a sfruttare al meglio le loro invenzioni e creazioni.
Il 9 dicembre la Commispubblica sione presenterà il Digital markets act e il Digital services act in cui «la separazione strutturale» delle operazioni europee delle Big Tech, ha anticipato Breton in un’intervista all’Ansa, «sarà inclusa nel regime di sanzioni».