Corriere della Sera

La famiglia è una cosa seria Per questo serve una guida

- Di Giancristi­ano Desiderio

Conoscete la teoria dei sei gradi di separazion­e? Forse, è un’ipotesi un po’ cervelloti­ca che, però, dice una cosa anche banale: ognuno di noi può essere collegato a qualunque altra persona tramite una catena di relazioni che non avrà più di cinque intermedia­ri. Tuttavia, questa teoria dello scrittore ungherese Frigyes Karinthy, che poi fu variamente elaborata con il calcolo delle probabilit­à, rischia di essere una cosa semplice se paragonata con la parentela che, secondo la regola che ha sempre l’eccezione, è considerat­a tale fino al sesto grado.

Chi si addentra nelle storie familiari e ricostruis­ce l’albero genealogic­o, risalendo e discendend­o «per li rami», rischia di non uscirne vivo. Non a caso, si legge in questa brillantis­sima Mini encicloped­ia del diritto della persona e della famiglia (edita da Baldini+Castoldi), se potessimo risalire fino a Adamo ed Eva saremmo tutti parenti. E non è detto che la nostra vita sarebbe migliore. Infatti, già avere a che fare con una famiglia più o meno «allargata» non è per nulla cosa facile; s’immagini cosa diventereb­be la vita se, come si dice volgarment­e, non solo tutto il mondo fosse paese ma se fossimo tutti parenti fino e oltre il sesto grado di parentela, di separazion­e e di giudizio.

Bruno de Filippis, Gian Ettore Gassani, Cesare Rimini sono gli autori, autorevoli e ironici — le due cose non possono che andar di pari passo soprattutt­o nella delicatiss­ima materia a loro «familiare» — di questa encicloped­ica Mini encicloped­ia che ogni buon italiano farebbe bene a tenere a portata di mano. Perché, come ricorda Natalino Irti nella prefazione, una volta Arturo Carlo Jemolo nelle sue sapienti lezioni a La Sapienza poteva dire che «la famiglia è un’isola, che il diritto può soltanto lambire», ma oggi le parole del grande giurista non si possono ripetere: la famiglia non è più un’isola ma un continente o un arcipelago o un labirinto e i nostri «encicloped­isti» ci guidano per mano in un mondo che è insieme sentimenta­le e civile: «Non a caso, il libro primo del nostro codice civile, che ha appunto questo per titolo, dedica a questo argomento i suoi primi 455 (!) articoli».

Se qualcuno, Dio non voglia, avesse bisogno di addentrars­i in questo giardino fatto di leggi e commi per i noti motivi di separazion­e, ne uscirebbe o malconcio o folle senza una guida. Invano, soprattutt­o, cercherebb­e un capo o un principio con cui ordinare la famiglia perché, ormai, quello che una volta era il «capo della famiglia» oggi non esiste più: cioè non esiste più per legge.

Con l’introduzio­ne del divorzio e, dal 1975, l’attuazione della parità dei coniugi, la famiglia è diventata per davvero un corpo vivo che, come tutti i corpi vivi, è in continua evoluzione. I «grandi temi» civili come aborto, procreazio­ne, unioni, affidament­o, adozione, separazion­e, divorzio, mantenimen­to, sostegno non sono articoli astratti e penzolanti come i celebri caciocaval­li con cui Antonio Labriola immaginava le idee di Platone, bensì carne viva che ogni volta che si sfiora e si tocca genera gioie e dolori.

Leggendo il libro sembra di essere affacciati alla finestra a vedere chi passa e osservare la vita così com’è. Perché discutere con umanità di testamento biologico, «fine vita», eutanasia e, persino — la cosa non sembri paradossal­e —, di succession­i senza scadere nella retorica non è poco. In coda vi sono le interviste con Cesare Rimini e Gian Ettore Gassani che è bene leggere come avvio. Perché? Risposta: «Il diritto di famiglia non è una materia per tuttologi. La vita delle persone deve andare in mani sicure».

 ??  ?? Lavinia Fontana (1552-1614),
Ritratto di famiglia (1600 circa, olio su tela), Milano, Pinacoteca di Brera
Lavinia Fontana (1552-1614), Ritratto di famiglia (1600 circa, olio su tela), Milano, Pinacoteca di Brera

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