La famiglia è una cosa seria Per questo serve una guida
Conoscete la teoria dei sei gradi di separazione? Forse, è un’ipotesi un po’ cervellotica che, però, dice una cosa anche banale: ognuno di noi può essere collegato a qualunque altra persona tramite una catena di relazioni che non avrà più di cinque intermediari. Tuttavia, questa teoria dello scrittore ungherese Frigyes Karinthy, che poi fu variamente elaborata con il calcolo delle probabilità, rischia di essere una cosa semplice se paragonata con la parentela che, secondo la regola che ha sempre l’eccezione, è considerata tale fino al sesto grado.
Chi si addentra nelle storie familiari e ricostruisce l’albero genealogico, risalendo e discendendo «per li rami», rischia di non uscirne vivo. Non a caso, si legge in questa brillantissima Mini enciclopedia del diritto della persona e della famiglia (edita da Baldini+Castoldi), se potessimo risalire fino a Adamo ed Eva saremmo tutti parenti. E non è detto che la nostra vita sarebbe migliore. Infatti, già avere a che fare con una famiglia più o meno «allargata» non è per nulla cosa facile; s’immagini cosa diventerebbe la vita se, come si dice volgarmente, non solo tutto il mondo fosse paese ma se fossimo tutti parenti fino e oltre il sesto grado di parentela, di separazione e di giudizio.
Bruno de Filippis, Gian Ettore Gassani, Cesare Rimini sono gli autori, autorevoli e ironici — le due cose non possono che andar di pari passo soprattutto nella delicatissima materia a loro «familiare» — di questa enciclopedica Mini enciclopedia che ogni buon italiano farebbe bene a tenere a portata di mano. Perché, come ricorda Natalino Irti nella prefazione, una volta Arturo Carlo Jemolo nelle sue sapienti lezioni a La Sapienza poteva dire che «la famiglia è un’isola, che il diritto può soltanto lambire», ma oggi le parole del grande giurista non si possono ripetere: la famiglia non è più un’isola ma un continente o un arcipelago o un labirinto e i nostri «enciclopedisti» ci guidano per mano in un mondo che è insieme sentimentale e civile: «Non a caso, il libro primo del nostro codice civile, che ha appunto questo per titolo, dedica a questo argomento i suoi primi 455 (!) articoli».
Se qualcuno, Dio non voglia, avesse bisogno di addentrarsi in questo giardino fatto di leggi e commi per i noti motivi di separazione, ne uscirebbe o malconcio o folle senza una guida. Invano, soprattutto, cercherebbe un capo o un principio con cui ordinare la famiglia perché, ormai, quello che una volta era il «capo della famiglia» oggi non esiste più: cioè non esiste più per legge.
Con l’introduzione del divorzio e, dal 1975, l’attuazione della parità dei coniugi, la famiglia è diventata per davvero un corpo vivo che, come tutti i corpi vivi, è in continua evoluzione. I «grandi temi» civili come aborto, procreazione, unioni, affidamento, adozione, separazione, divorzio, mantenimento, sostegno non sono articoli astratti e penzolanti come i celebri caciocavalli con cui Antonio Labriola immaginava le idee di Platone, bensì carne viva che ogni volta che si sfiora e si tocca genera gioie e dolori.
Leggendo il libro sembra di essere affacciati alla finestra a vedere chi passa e osservare la vita così com’è. Perché discutere con umanità di testamento biologico, «fine vita», eutanasia e, persino — la cosa non sembri paradossale —, di successioni senza scadere nella retorica non è poco. In coda vi sono le interviste con Cesare Rimini e Gian Ettore Gassani che è bene leggere come avvio. Perché? Risposta: «Il diritto di famiglia non è una materia per tuttologi. La vita delle persone deve andare in mani sicure».