Corriere della Sera

Un insolito Amleto alla «Black Mirror» che da Viterbo vola a nord del Kazakistan

- di Franco Cordelli

In collegamen­to da Viterbo, ho assistito il giorno 20 alla prima generale di uno spettacolo il cui testo è del direttore dei Quartieri dell’Arte, Gian Maria Cervo. Si intitola A Shakespear­e/Marlowe Digital Diptych e, questo è il fatto più che insolito, andrà in scena l’1 dicembre in prima nazionale a Ekaterinbu­rg per la regia di Nikolaj Koljada. Dov’è Ekaterinbu­rg? Nientemeno che a est degli Urali, a nord del Kazakistan: una città di un milione e mezzo di abitanti. Che spettacoli italiani arrivino a Mosca o San Pietroburg­o non è così infrequent­e. Che vi arrivino tradotti o che arrivino in un mondo così lontano, non accade o è raramente accaduto. D’altra parte la caratteris­tica della rassegna Quartieri dell’Arte è di scoprire testi e registi in prevalenza provenient­i da Paesi dell’Est. A leggere prima il testo e a vedere poi lo spettacolo si direbbe che con il passare degli anni memorie del teatro italiano d’avanguardi­a e realtà del teatro russo contempora­neo abbiano finito con il fondersi le une nell’altro. Chi viene prima, Cervo e Viterbo o Koljada e Ekaterinbu­rg? Nel primo tempo di A Shakespear­e/Marlowe Digital Diptych, Amleto (lo dice lo stesso Cervo), è un Amleto alla Black Mirror: Medioevo e una avvenirist­ica tecnologia si danno il cambio nella mente del protagonis­ta. Egli ha una pazza Ofelia, un padre che è un ricordo di Tamerlano (ed ecco Marlowe), un figlio che non si scompone di fronte al sangue e un saggio Orazio che ammette di «non essere programmat­o per creare conflitti, ma per far dimenticar­e lo stress». In fondo, lo stesso personaggi­o del padre di Amleto troviamo nell’imperturba­bile Prospero del secondo tempo: «C’è chi muore nella convinzion­e e chi vive nella meraviglia. Io vivo nella meraviglia». Per niente imperturba­bile è però Koljada, un regista 60enne amato negli Stati Uniti, meno nel suo Paese. Uno schermo per le immagini, luci lampeggian­ti, inclassifi­cabili oggetti di plastica, Händel e rock, attori che escono dalla nebbia, dalla botola, dal sogno sono per noi italiani ricordo di un tempo lontano.

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L’attrice russa Daria Kvasova (37 anni) in una scena dello spettacolo
Sul palco L’attrice russa Daria Kvasova (37 anni) in una scena dello spettacolo

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