Corriere della Sera

Le famiglie allo stadio, altare laico di Napoli E dai balconi si leva l’applauso della città

Pellegrina­ggi ai murali del Pibe, i messaggi in lacrime sulle radio locali L’omaggio serale. Una bandiera azzurra sventola da un monastero

- di Fulvio Bufi (foto La Porta e Delfino)

Non è come quando NAPOLI morì Pino Daniele. È di più. Pino a Napoli aveva regalato la sua musica meraviglio­sa, ma lui era andato via. Maradona a Napoli ha regalato se stesso, non solo i due scudetti e la Coppa Uefa. E non se n’è mai andato, pure se viveva dal’altra parte del mondo. Se l’è tenuta sempre nel cuore questa città: Napoli non era un posto dove lui aveva giocato, come Barcellona o Siviglia. Napoli era casa sua. Perciò adesso lo piangono tutti, non soltanto i tifosi.

Davanti allo stadio San Paolo, lato curva B, ora c’è un altare laico fatto di sciarpe, bandiere, candele, croci, cuori, biglietti, fiori, fotografie, magliette azzurre, pupazzi azzurri. E ci sono uomini e donne e bambini che hanno passato qui anche la notte, e chi se n’è andato a casa è tornato la mattina presto. Tanti venivano a goderselo ogni domenica e qualcuno non è più riuscito a tornare al San Paolo, quando lui se n’è andato. Ci sono uomini adulti e uomini anziani che camminano vicini, trent’anni fa si tenevano per mano, padri che portavano i figli a vedere le magie di Diego. Ora sono i figli ad aver portato i genitori, li tengono più possibile lontano dall’assembrame­nto (la zona rossa è saltata completame­nte) ma non hanno potuto lasciarli a casa.

E poi c’è chi quel cancello che porta agli spalti non lo ha nemmeno mai varcato, ma è qui lo stesso. Altri ancora, i più piccoli, Maradona lo hanno visto giocare solo su YouTube o nelle vecchie immagini dei servizi televisivi. Ma di lui sanno tutto perché a ognuno lo ha raccontato il papà.

E adesso sono tutti qui, ai piedi di quello che fu il teatro di un’epoca e un’epica irripetibi­li, pure se un giorno il Napoli dovesse vincere il terzo scudetto.

Forse è difficile da capire per chi non è nato e cresciuto da queste parti. Ma le lacrime per Maradona sono le lacrime che si versano per la perdita di una persona cara. Di uno di famiglia. Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, il conduttore del programma di mezzogiorn­o non ce la fa. È un giornalist­a esperto Carlo Alvino, fa radio e tv da decenni. Ma a ogni messaggio che legge piange in diretta. E gli ascoltator­i che intervengo­no piangono anche loro. Piangono le donne e gli uomini dei vicoli dei Quartieri Spagnoli, dove fu disegnato il primo grande ritratto di Diego, e piangono quelli che a San Giovanni a Teduccio, quartiere di periferia, vanno in pellegrina­ggio davanti al murale firmato dallo street artist Jorit.

In tutte le zone più popolari della città chi non piange o piange in privato, sceglie comunque una testimonia­nza pubblica, una bandiera azzurra listata a lutto. Ce n’è una perfino sul terrazzo di un monastero di suore di clausura.

E poi ci sono gli ultrà, che pure non piangono ma per loro è diverso. Arrivano davanti al San Paolo nel pomeriggio e nemmeno stavolta rinunciano alle coreografi­e e ai fumogeni. Molti di loro rinunciano alle mascherine, e in questo sicurament­e sono differenti dagli altri che stanno lì. Cominciano con i cori. Forse è astinenza da stadio, o sempliceme­nte esibizioni­smo. Ma finché vanno avanti l’atmosfera non è più quella di dolore e lutto che si respira sin da mercoledì pomeriggio. Poi però si spostano, vanno in piazza del Plebiscito, dove sono soltanto loro e sono tanti. Altra coreografi­a, stavolta anche con srotolamen­to di striscione.

Poi arriva il momento del flash mob organizzat­o via social. Alle 21 al San Paolo gioca il Napoli, gara di Europa League contro i croati del Rijeka . Davanti a una grande immagine del Pibe i giocatori si schierano in cerchio per il minuto di raccoglime­nto. Lo stadio è deserto, ma quando il fischio dell’arbitro rompe il silenzio, dai balconi di tutta la città si leva un grande applauso per Diego Armando Maradona.

Questo sontuoso giocatore è il più grande calciatore di tutti i tempi, ha fatto la rivoluzion­e sul campo Emmanuel Macron

Io avevo un rapporto costante con lui, c’eravamo parlati dopo l’operazione: scherzava, rideva Diego Armando Maradona Junior

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Lumini, sciarpe, maglie con il «10» lasciate dai napoletani davanti al San Paolo
Una città in lutto Lumini, sciarpe, maglie con il «10» lasciate dai napoletani davanti al San Paolo
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