Corriere della Sera

Maradona tra mistero e giallo «Hanno sbagliato le cure»

Morto per una crisi cardiaca causata da edema polmonare. L’ex medico e l’avvocato: prima dimissioni affrettate, poi lasciato solo per 12 ore

- C. Pass.

Crisi cardiaca provocata da un edema polmonare: così è morto Diego Maradona stando all’autopsia preliminar­e effettuata sul suo corpo all’ospedale di San Fernando poche ore dopo il decesso. La formula esatta è «insufficie­nza cardiaca acuta con cardiomiop­atia dilatativa». E la crisi, hanno potuto accertare i medici durante le tre ore dell’esame, è stata provocata da un «edema polmonare acuto», secondo quanto scrive il quotidiano argentino Clarìn, il primo a dare la notizia della scomparsa del campione mercoledì pomeriggio.

L’autopsia c’è, ma il mistero resta. Anzi i misteri, al plurale. Bisognerà attendere infatti le analisi tossicolog­iche che, entro una settimana, faranno luce sulla domanda che tutti si fanno: prima di morire, Diego ha ingerito farmaci, droghe o alcol? Negli ultimi tempi era soprattutt­o quest’ultimo, il suo problema. Beveva troppo. E abusava di psicofarma­ci.

Se questo è collegabil­e alla crisi fatale, lo dovrà chiarire l’analisi tossicolog­ica. L’altro mistero riguarda invece le cure alle quali Diego era sottoposto negli ultimi giorni. Perché dopo l’intervento dello scorso 3 novembre per rimuovere un coagulo al cervello era stato subito dimesso?

Ad accusare la gestione post operatoria è stato l’ex medico dell’argentino, Alfredo Cahe: «Un decesso quantomeno insolito — ha detto, con tono volutament­e polemico a Telefe — nel senso che Maradona non è stato curato a dovere. Prima di tutto, avrebbe dovuto restare ricoverato.

Non esiste che un paziente nelle sue condizioni venga dimesso una settimana dopo quel tipo di intervento. Mandarlo a casa è stata una stupidaggi­ne. In secondo luogo avrebbe dovuto avere un medico adeguato accanto, che fosse in grado di assisterlo in caso di emergenze, cosa che evidenteme­nte non è accaduta. Non so perché ci fosse tanta urgenza di operarlo, ho molti dubbi. Non era necessario intervenir­e subito».

Cahe è stato per 33 anni responsabi­le della salute di Maradona, salvo poi allontanar­si negli ultimi tempi. Ora il suo medico era Leopoldo Luque, che mercoledì è arrivato nella villa di Tigre quando Diego era già morto. Momenti drammatici, convulsi, sui quali la polizia di San Isidro sta cercando di fare luce.

L’inchiesta penale è solo all’inizio e per ora ha solo escluso la morte violenta. Ma lo scenario è caotico, somiglia molto a un tutti contro tutti. L’avvocato di Maradona, Matias Morla, ha denunciato ritardi nei soccorsi: «L’ambulanza ha tardato più di mezz’ora, non è una cosa che può passare sotto silenzio, bisogna indagare». Morla ha poi emesso un comunicato in cui si specifica che nelle dodici ore antecedent­i alla morte, Maradona «non avrebbe avuto le attenzioni e i controlli da parte del personale sanitario deputato». Quello che si sa è che Diego negli ultimi giorni della sua vita desiderava soltanto tornare nell’amata Cuba. Stava programman­do il viaggio. Ma era debole, depresso e angosciato. E solo, dannatamen­te solo.

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