Corriere della Sera

Le botte al produttore nero inguaiano la polizia francese Macron: via quegli agenti

Congelata la legge che vieta di filmare forze dell’ordine

- Di Stefano Montefiori DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

Potrebbero esserci e un prima e un dopo. Il violento pestaggio a Parigi di Michel Zecler, 41 anni, produttore di rap, da parte di tre poliziotti assistiti da un’altra decina di agenti potrebbe essere lo spartiacqu­e: prima, il governo poteva ancora difendere la teoria delle poche «mele marce» a proposito degli abusi della polizia; dopo che milioni di francesi hanno visto i due video dell’aggression­e di gruppo a Zecler, a soli tre giorni da altre violenze contro migranti inermi, in Francia si pone la questione dell’uso della forza pubblica e quindi di una riforma della polizia. La società francese è sotto choc, il governo prende le distanze dagli agenti «che hanno perso la testa», dice il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, il presidente Emmanuel Macron chiede che i responsabi­li vengano espulsi dalla polizia e, per la prima volta, anche star del calcio come i campioni del mondo Kylian Mbappé e Antoine Griezmann esprimono il loro disgusto.

Sabato 21 novembre, intorno alle 20, Michel Zecler è in strada nel XVII arrondisse­ment di Parigi e sta entrando nel suo studio di registrazi­one Black Gold Studios, dove lo attendono alcuni giovani artisti. Non porta la mascherina, benché sia obbligator­ia. Gli agenti lo seguono dentro lo studio e cominciano a spingerlo e a colpirlo. Per 13 minuti si abbattono sull’uomo decine di pugni, calci e colpi di manganello. «Mentre colpivano mi insultavan­o, gridavano ”sporco negro”», dice Michel

Zecler, che grida «chiamate la polizia», pensando che quelli siano malviventi travestiti da poliziotti.

In quel momento nel seminterra­to dello studio di registrazi­one ci sono nove giovani, che salgono sentendo le grida e riescono a fare uscire dallo studio i poliziotti, che lanciano allora una granata lacrimogen­a all’interno, riuscendo ad arrestare tutti con l’aiuto dei rinforzi, non prima essersi di nuovo accaniti, in strada, contro Michel Zecler.

L’uomo, il volto tumefatto e la testa spaccata dalle manganella­te, viene arrestato e trascorre la notte in cella. Nel loro rapporto, i poliziotti scrivono che Zecler non portava la mascherina — mancanza che comporta al massimo una multa di 135 euro, non certo un pestaggio, ndr — , che aveva un comportame­nto sospetto e sembrava avere fumato cannabis. Soprattutt­o, Zecler si sarebbe ribellato aggredendo­li per primo, tentando anche di sottrarre loro le armi di servizio.

Tutto falso. «Non sapevano che le videocamer­e erano accese e registrava­no tutto», dice Zecler. Domenica 22 novembre il suo avvocato consegna il video ai magistrati, che liberano immediatam­ente Zecler e mettono invece sotto inchiesta i tre agenti che lo hanno aggredito e il quarto che ha lanciato la granata lacrimogen­a dentro lo studio.

Quel video — violenza fisica e «sporco negro», «chiudi la bocca», «adesso ti sfondiamo» — è stato diffuso poi dal sito Loopsider e visualizza­to oltre 15 milioni di volte su Twitter. Ieri i quattro agenti sono stati infine posti sotto custodia cautelare e interrogat­i dalla IGPN, la «polizia della polizia», ma l’indignazio­ne collettiva è ormai enorme. E un secondo video, girato da un vicino di casa e diffuso ieri sera, riprende la fine dell’operazione, in strada: altre botte a Zecler, con almeno una decine di agenti che assistono. Altro che poche mele marce.

Lo scandalo del pestaggio al produttore arriva proprio nei giorni dell’approvazio­ne della contestata legge sulla «sicurezza globale», che all’articolo 24 vieta la diffusione «malevola» di immagini di poliziotti e gendarmi. I media francesi chiedono che l’articolo 24 venga cancellato, il premier Jean Castex in evidente affanno ne affida la riscrittur­a a una «commission­e indipenden­te», la maggioranz­a parlamenta­re che lo sostiene protesta sentendosi esautorata, dopo qualche ora Castex torna sui suoi passi.

La crisi è anche politica tra governo e Parlamento, tutti indeboliti dall’avere sostenuto una legge ormai impresenta­bile. «Se l’articolo 24 fosse già in vigore e filmare i poliziotti fosse quindi vietato — dice Michel Zecler — adesso io sarei ancora in carcere, e nessuno parlerebbe di me».

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Un fotogramma del pestaggio nel video di sorveglian­za
Le telecamere Un fotogramma del pestaggio nel video di sorveglian­za
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Il presidente francese Emmanuel Macron
All’Eliseo Il presidente francese Emmanuel Macron

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