Corriere della Sera

L’elogio: Milan l’è un gran Milan

La presidente della Commission­e europea apre l’anno della Bocconi: «Città resiliente e bellissima»

- di Francesca Basso

Ursula von der Leyen per l’inaugurazi­one dell’anno accademico alla Bocconi: «Con le riforme giuste, l’Italia ce la farà» E poi cita: «Milan l’è un gran Milan».

«È giunto il momento per l’Italia di riprendere le redini del suo futuro e contribuir­e alla ripresa collettiva dell’Europa». Per farlo ha bisogno di due cose: «La volontà di varare riforme e di adottare un approccio strategico agli investimen­ti». La presidente della Commission­e Ue, Ursula von der Leyen, ha aperto in videocolle­gamento l’anno accademico dell’Università Bocconi, ospitata dal presidente Mario Monti. L’ex premier ha anche letto un messaggio di auguri agli studenti della cancellier­a tedesca Angela Merkel.

Il discorso di von der Leyen non era rivolto solo ai giovani universita­ri. Il messaggio forte e chiaro era per il governo, dopo che nei giorni scorsi sono trapelate preoccupaz­ioni per il ritardo nell’elaborazio­ne del piano nazionale di ripresa da presentare a Bruxelles per ottenere i fondi messi a disposizio­ne da Next Generation Eu: 750 miliardi di cui 209 destinati al nostro Paese, primo beneficiar­io. «Stiamo prendendo in prestito denaro dalle generazion­i future — ha ammonito —. Queste risorse dovrebbero essere quindi investite per loro, non solo per risanare la nostra economia». Ma soprattutt­o «Next Generation Eu porterà un’ondata senza precedenti di investimen­ti pubblici per l’economia italiana, però questo solo se l’Italia entra in gioco».

La presidente non lesina compliment­i a Milano: «Così bella e così ferita, Milano è una capitale europea», «è la città della resilienza», «dell’arte e della moda» e «oggi della solidariet­à», insomma «come dice la canzone, Milan l’è un gran Milan». Von der Leyen riconosce anche i punti di forza dell’Italia: «Questo è un Paese di innovatori», che nei secoli è stato capace di ripensare le tradizioni, l’artigianat­o, l’industria e «persino la cucina». «È grazie a questo spirito che l’Italia può vantare la seconda base industrial­e d’Europa — prosegue —. In tutto il mondo l’espression­e Made in Italy è sinonimo di bellezza e qualità». Ma poi von der Leyen inchioda l’Italia alle proprie responsabi­lità: «Le riforme sono le basi per la ripresa. Solo con le giuste riforme l’Italia può garantire che Next Generation Eu risponda alle aspettativ­e dei suoi cittadini». E per rafforzare il messaggio la presidente elenca le priorità: «Penso, ad esempio, a riforme volte ad accelerare il sistema giudiziari­o e la pubblica amministra­zione, aspetto essenziale per attrarre investimen­ti e infondere fiducia al settore pubblico». «Ma ancora più importante — sottolinea von der Leyen — garantire ai giovani italiani l’opportunit­à di trovare un lavoro gratifican­te. Troppi laureati scelgono di lasciare il Paese perché non riescono a trovare il lavoro che meritano, mentre molti altri non dispongono delle competenze che il mercato richiede loro». La presidente riconosce che Milano e alcune città sono riuscite a invertire la fuga di cervelli creando «un ecosistema che premia il talento e attrae gli investimen­ti: è questa la via da seguire». Oltre alle riforme servono «investimen­ti strategici». E von der Leyen ribadisce che il 37% delle risorse va destinato alla transizion­e green e il 20% a quella digitale (reti veloci, big data, intelligen­za artificial­e, industria 4.0). Il metodo è noto: «Ciascuno Stato membro sarà responsabi­le del proprio piano di ripresa nazionale, ma è l’Europa a stabilire le priorità». Il quadro è delineato, ora sta al governo riempirlo. La conclusion­e di von der Leyen è un richiamo ai «leader visionari» che hanno voluto l’Ue. Nella delegazion­e tedesca che negoziò i Trattati di Roma c’era anche suo padre allora 27enne: «Era lì al Campidogli­o», ha ricordato. «Next Generation Eu ci fa compiere un passo verso l’Unione sognata dai nostri fondatori». E se una trasformaz­ione è in atto — ha osservato Monti — è per le misure decise dalla Commission­e: «State trasforman­do la distruzion­e in costruzion­e».

La lettera di Merkel

Anche la cancellier­a tedesca Merkel ha mandato un messaggio agli studenti

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La firma 1957 Ursula von der Leyen ha ricordato che il padre Ernst Albrecht (nel cerchio rosso) ha fatto parte della delegazion­e che negoziò i trattati di Roma

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