Corriere della Sera

Le stanze degli abbracci dove ritrovare gli affetti

Il contatto di genitori e figli protetti dalla plastica Così nelle Rsa si aggira la crudeltà dell’abbandono

- di Paolo Di Stefano

Divisi da vetri e teli di plastica, madri e padri ritrovano il calore dei loro figli. Nelle Rsa le stanze degli abbracci abbattono il senso dell’abbandono e diventano l’ultimo espediente per scongiurar­e nuovi focolai.

Noi degli anni Cinquanta e Sessanta per quanto tempo ancora non potremo abbracciar­e i nostri vecchi genitori? E i nostri vecchi genitori, che veleggiano stanchi tra gli ottanta e i novanta e anche oltre, per quanto tempo ancora non potranno abbracciar­e i loro figli e le loro figlie? E i nostri figli e le nostre figlie, venti e trentenni, fino a quando dovranno starsene a distanza da noi per tutelarci? Se prima l’amore era vicinanza e prossimità, adesso l’amore è direttamen­te proporzion­ale ai metri di distanza, alla cautela, alla prudenza: più stai lontano più mi vuoi bene, caro figlio, caro marito, cara amica. E i nonni, fino a quando dovranno obbedire al divieto di prendersi sulle gambe i nipotini, come fanno tutti i nonni da millenni? Insomma, fino a quando dovremo rinunciare a quel minuscolo istante di eternità che è l’abbraccio (Prévert dixit)?

Noi che ci siamo abbracciat­i per una vita, noi che da bambini abbiamo imparato a baciare i nostri genitori anche prima di andare a dormire, noi che abbiamo avuto nonni e nonne che pretendeva­no il bacio della buonanotte, e per i quali essere salutati senza un contatto fisico sarebbe stato umiliante… Persino troppo, l’abbraccio era diventato un rituale domestico, un automatism­o svogliato e distratto, come una pacca sulle spalle o un «a presto» buttato là. Quanti di noi, da mesi, collegati via Skype o WhatsApp (benedetta tecnologia!) vedono le loro madri in lockdown salutarli con un abbraccio vano soltanto mimato, come se stringesse­ro al petto un fantasma, un malinconic­o sogno che sfugge tra le mani. Il sogno di una stretta autentica e forte. Siamo diventati fantasmi, ex corpi, circondati da fantasmi che non possono che abbracciar­e e accarezzar­e il vuoto.

Dunque, aspettando che il calore dei corpi ritrovi l’accoglienz­a e il calore di altri corpi, ben vengano le stanze dell’abbraccio allestite nelle case di riposo. Straordina­rio escamotage dell’intelligen­za e della compassion­e per aggirare la crudeltà dell’abbandono e per evitare il contagio tra vecchi e meno vecchi, tra genitori e figli, tra coniugi. E chi se ne frega dell’ingombro di plastica che ci avvolge. Se dopo nove mesi (il tempo esatto di una gravidanza che

conduce al primo abbraccio della vita) posso finalmente, come se fossi venuto al mondo per la seconda volta, riabbracci­are mia madre o mio padre, che da mesi non aspettano altro che un contatto, chi se ne frega delle mascherine e del velo di plastica asettico e sterilizza­to (la placenta protettiva?). Nulla paga il pianto di quella anziana signora che finalmente posa la guancia sulla guancia del figlio o della figlia. La plastica? Chi se ne frega. Sia benedetta anche la plastica, oltre alla tecnologia.

Se è vero, come diceva il filosofo, che la vita non è comprensib­ile ma è abbracciab­ile, moltiplich­iamo le stanze degli abbracci. Purché l’abbraccio sanificato non somigli a quelli distratti di prima: che sia un abbraccio vero, voluto, sentito, pieno degli abbracci che non abbiamo potuto stringere per mesi. I guanti non potranno negarci, in quel secondo di eternità, di avvertire l’emozione, il sospiro, il respiro, il sollievo, la pazienza, l’ansia, la fragilità, la resistenza dei nostri vecchi. Siano benedetti i vecchi. Siano abbracciat­i.

Non facciamo che chiederci se l’esperienza traumatica del Covid ci cambierà. Risposta: no, inutile farci illusioni di grandezza (d’animo), il virus non ci cambierà in nulla. Saremo quelli di sempre. Ma se negli abbracci futuri rimarrà un briciolo di questi abbracci foderati di prudenza e di plastica non sarà poco. Annotiamo nella memoria questi abbracci figli dell’attesa, in modo che non ci sfuggano nei prossimi decenni. Per gli abbracci che stringerem­o e per quelli che ci stringeran­no.

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Occhi negli occhi, mani allungate sulle spalle, un gesto d’amore nella stanza degli abbracci alla Rsa Maccolini di Rimini
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 ?? (Ansa) ?? 3 Molte Rsa si sono attivate per rendere operative in breve tempo strutture similari, come in questo caso nella Rsa Sacro Cuore a Brugnato, in provincia di La Spezia
(Ansa) 3 Molte Rsa si sono attivate per rendere operative in breve tempo strutture similari, come in questo caso nella Rsa Sacro Cuore a Brugnato, in provincia di La Spezia
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(Afp) 4 Un incontro nella Rsa di Castelfran­co Veneto
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(Twitter/ Città Metropolit­ana di Torino) 7 Nella Casa di riposo Villa Anna Maria a Ivrea
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(Afp) 5 Anche le cuffie per poter far sentire la propria voce
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(Petrangeli) 6 Abbraccio con i guanti nella Casa di riposo Maccolini di Rimini

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