Corriere della Sera

«Negazionis­ti? Qui ne curiamo tanti Usciti, si scusano»

- di Margherita De Bac mdebac@rcs.it

Cosa pensa del dibattito sul sì a veglioni e cene di Natale?

«Per me, per tutti i colleghi, è intollerab­ile, pur condividen­do le ansie degli operatori che vedono sfumare altre opportunit­à economiche».

Che sentimento prevale?

«In Italia le vittime del Covid sono state circa 52 mila. Ogni giorno qui ne vediamo andar via almeno 70. E c’è chi non vuole rinunciare, per una sola volta nelle vita, a occasioni superflue».

Si avverte tutta, l’amarezza di Massimo Antonelli, direttore della terapia intensiva del Policlinic­o Gemelli, componente del Cts. È il suo primo sabato a casa, dopo tanti in ospedale. I pazienti trasferiti diminuisco­no, lentamente. Sono circa 60 in meno rispetto alla scorsa settimana: «È un segnale. Non significa aver scavalcato la montagna. Però adesso riusciamo a offrire un’assistenza migliore».

Cosa le ha insegnato questa esperienza?

«Tanto. Un’esperienza unica dal punto di vista profession­ale e delle emozioni. È duro, durissimo veder morire persone che hai sperato ce l’avrebbero fatta e che invece, dopo settimane di sforzi, ci lasciano. È frustrante perché alla fatica psicologic­a si aggiunge quella fisica. Lavorare con addosso quella bardatura, il sudore, le ferite sul volto lasciate dalla maschera, le mani incapsulat­e in due paia di guanti. La frustrazio­ne più grande però è un’altra».

Quale?

«Non poter essere visto da chi ci guarda dal letto, ed è solo. Dover comunicare soltanto con gli occhi. È toccante infine dover parlare al telefono con i familiari, ogni tanto in videochiam­ata. Si aggrappano alle nostre poche parole».

E quindi massimo rigore.

«I nostri morti meritano rispetto. Che senso avrebbe un Natale come se niente fosse o andare sulla neve? Tante persone tendono a porre l’accento sugli aspetti economici e le difficoltà degli esercizi commercial­i. Comprendo. Tante altre invece perdono inconsciam­ente la percezione di una situazione drammatica».

Negazionis­ti, ne esistono ancora?

«Ne abbiamo curati tanti al Gemelli. Una volta fuori, si sono scusati. Professore, le prometto che farò di tutto per aiutarvi».

È d’accordo quindi con le restrizion­i.

«E come non potrei? I numeri parlano. Oltre alla mortalità, l’incidenza dei nuovi casi resta alta, siamo oltre 320 su 100 mila abitanti. Alcune regioni superano i 700-800 casi al giorno. È vero la curva rallenta, l’Rt è sceso sotto l’unità. Però...».

Però?

«Allentare significa andare incontro a una terza ondata. Non è un rischio. È una certezza. Allentare per cosa, poi? Capisco per riaprire le scuole, in questo caso il rischio sarebbe accettabil­e perché parliamo di un bene superiore. Non bisogna ripetere gli errori dell’estate scorsa».

Nel Cts avete mantenuto con fermezza questa linea?

«Siamo rimasti compattiss­imi. I segnali sono chiari».

Negli ospedali si avverte minore pressione?

«In alcune regioni è stato superato il 30% dei letti occupati da pazienti con Covid e ciò significa togliere spazio a malati con altre patologie. La scorsa settimana al Gemelli, che ha aperto dallo scorso anno il Covid hospital del Columbus, i malati in terapia intensiva erano 95, ben 69 con Covid».

Chi sono i malati in rianimazio­ne?

«Non solo anziani. Anche adulti di 50-60 anni. A volte restano da noi 4-5 settimane, ma poi hanno bisogno di riabilitaz­ione in ospedale. Questo è un virus terribile. Lascia deficit in tutti gli organi. Liberarsen­e è difficile anche quando si guarisce. C’è da noi un uomo ricoverato dal 15 agosto, prima in Sardegna, poi da noi».

Con 52 mila morti il dibattito sui veglioni di Capodanno è intollerab­ile, pur condividen­do le ansie degli operatori che vedono sfumare opportunit­à economiche

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(Italy Photo Press) In Liguria Shopping pre natalizio in via XX settembre a Genova. Da oggi, con l’entrata in vigore dell’ordinanza del ministro della Salute Speranza, la Liguria (come la Sicilia) passa da zona arancione a zona gialla
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Massimo Antonelli, 63 anni, direttore dell’Unità di Anestesia e Rianimazio­ne del Policlinic­o Gemelli di Roma, è componente del Comitato tecnico scientific­o
Il profilo Massimo Antonelli, 63 anni, direttore dell’Unità di Anestesia e Rianimazio­ne del Policlinic­o Gemelli di Roma, è componente del Comitato tecnico scientific­o

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