Sankt Moritz, solo 200 turisti sulla funivia Pochi gli italiani
Dal confine arriva qualche famiglia con bambini Niente controlli alla dogana. «Prenotazioni all’ultimo»
Al momento, qui la cosa più sportiva, quando il giovane drappello austriaco s’infila nei vagoni come già fosse una discesa libera, è l’uso della mascherina, non indossata o al massimo indossata male. Alle tredici e un quarto, orario in cui il flusso maggiore di giornata dovrebbe esser già transitato in direzione delle vette, l’autista della funicolare che dal centro del paese sale alla stazione di Chantarella (2.010 metri) e a quella di Corviglia (2.486), conteggia per l’esattezza 201 ingressi. Ovvero «niente, anzi meno di niente».
Però la stagione dello sci è ufficialmente cominciata, e arrampicandoci altrove, nell’infinita trama dell’alta Valle Engadina, che regala 88 piste per 350 chilometri totali, la distanza in macchina tra Milano e Siena, e incontrando anche poche decine di timorosi e guardinghi italiani, in prevalenza giovani famiglie in gita con i bimbi imbacuccati e i genitori in jeans e sneakers, ecco, più che in montagna siamo dentro un cantiere aperto, nella laboriosa consapevolezza, e non nella passiva speranza, di un inevitabile miglioramento. Si spara neve artificiale e collaudano seggiovie, in bar e ristoranti danno gli ultimi ritocchi all’annuale manutenzione. Al netto di zone drammaticamente colpite dalla pandemia (secondo l’Oms, Ginevra è uno dei focolai d’Europa), la Svizzera ha deciso di vivere in pieno quella che i suoi governanti definiscono una «grossa sfida», per le proteste di politici del centrodestra italiano, convinti che stiamo regalando turisti devastandoci un settore economico, doni dei quali «i concorrenti stranieri non hanno bisogno». Il Cantone dei Grigioni viaggia(va) sul milione di pernottamenti annui. La stessa Sankt Moritz, che come ricorda un detto locale ha nove mesi di inverno e tre di freddo, baciata com’è dal sole perpetuo, è abitata da cinquemila persone che a pieno regime turistico triplicano, senza contare il numero variabile dei lavoratori stagionali.
Il passato è passato, come la sua liturgia, per esempio le visite di Kissinger nella villa dello Scià, o gli armatori che non necessitavano di elicotteri per saltare le code essendo di fatto proprietari di interi pendii con skilift personali, oppure le principesse e le dive inseguite dai paparazzi. Ciò premesso, l’applicazione con la quale comunque si continua ad arrivare (anche) da parte italiana, rimanda per certi versi, va da sé assai relativi, all’anno 1978, quando l’enorme peso del franco svizzero sulla lira rendeva invivibile la permanenza in Engadina a causa dei prezzi. Un vecchio maresciallo della Finanza ricorda quelle macchine quasi impennate, a causa dei bagagliai stipati di ogni genere alimentare, casse di frutta, prosciutti, acqua e vino; erano macchine guidate da lombardi, veneti ed emiliani che in precedenza, in una fase invece di precipizio del franco, avevano acquistato seconde case a cifre convenienti, e che pure a costo di sfondare le Fiat dovevano per forza raggiungere l’Engadina, impossibilitati ad attendere scenari più tranquilli. A proposito di dogana: al confine che da Chiavenna conduce alla strada per Sankt Moritz, le guardie di frontiera svizzere osservano giusto l’abitacolo alla ricerca di eventuali anomalie. Per il resto: via, andare. Gli uffici del turismo, anche a costo di formulare a ripetizione la domanda nel caso non ci si sia spiegati bene, ti ribadiscono la linea, secondo la quale niente di niente serve per sconfinare. Nemmeno, quantomeno nel caso del Corriere, l’esibizione di un documento che attesti la circolazione per lavoro. Zero.
La verifica con il personale di quattro alberghi che costeggiano la centrale via dal Bagn, elevata rispetto al lago e ai panorami che hanno catturato milionari e artisti, basti pensare ai paesaggi del Segantini, racconta di una tendenza che non è già fenomeno ma segue l’incertezza del momento. Non tanto la tradizionale settimana bianca, le vacanze di Natale spalmate su più giorni, bensì prenotazioni all’ultimo (approfittando degli enormi sconti) da rimodulare in corso di svolgimento, a seconda di blocchi in Regioni e Stati. Certo fa strano che uno non possa sempre da Milano andare a Novara ma nel resto d’Europa sì, e forse per qualcuno non bastano i cartelli e le occhiate del personale che da soli sono un ordine a comportarsi secondo sicurezza, rispetto, coscienza. Ma almeno qui, per ora, per quel poco che conta, non pare essere un’altra estate 2020.
350 chilometri è la lunghezza del comprensorio sciistico dell’alta valle dell’Engadina che può contare su 88 piste da sci Stagione al via
Un gruppo di austriaci senza mascherina «Gli arrivi? Per ora meno di niente»