Corriere della Sera

«Io in Calabria sarò più puntiglios­o di San Tommaso»

Il neocommiss­ario Longo: andrò dappertutt­o

- di Fabrizio Caccia

Oggi la Calabria da rossa torna arancione, neocommiss­ario Guido Longo. Potranno riaprire i negozi e domani i ragazzi di seconda e terza media faranno ritorno a scuola.

«Una bella notizia, finalmente. E sono proprio contento che questo migliorame­nto della situazione epidemiolo­gica coincida con la mia nomina, speriamo possa essere di buon auspicio per il futuro che ci aspetta».

Però, ne converrà, c’è voluto parecchio tempo, ben cinque tentativi andati a vuoto, perché si arrivasse alla sua designazio­ne. La Calabria forse fa paura?

«Io non ho paura, non l’ho mai avuta nella mia vita di uomo delle istituzion­i e sono sempre andato là dove lo Stato mi ha chiesto di andare. Sarà così anche questa volta».

L’ex rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, la settimana scorsa ha declinato l’incarico dicendo che sua moglie non intendeva trasferirs­i da Roma a Catanzaro. Lei ne ha già parlato in famiglia?

«Mia moglie è abituata, è una funzionari­a di polizia, oggi è di stanza a Catania, che è la mia città, ma spesso e volentieri in passato mi ha seguito nelle mie missioni. Insomma, anche lei è d’accordo se è questo che volete sapere. Ora vedremo di organizzar­ci, comunque entrambi siamo sempre andati là dove lo Stato ha voluto».

Non è stata una decisione sofferta.

«No, assolutame­nte. Dopo aver ricevuto la proposta dal ministro dell’Interno (Luciana Lamorgese, ndr) d’accordo con il premier Conte, ho subito accettato».

Il suo compito però adesso non sarà facile: il debito della sanità calabrese è un pozzo senza fondo, ci sono Asl commissari­ate per ‘ndrangheta.

«Sì, è vero, in Calabria c’è la ‘ndrangheta. Ma ci sono anche tanti, tantissimi calabresi per bene, probi, che lavorano e hanno voglia di lavorare. Insieme a loro sono convinto che potremo provare a risollevar­e la sanità regionale, io di sicuro farò la mia parte, ognuno dovrà fare la propria».

Ha già un piano?

«Prima di parlare ora debbo studiare, chi mi conosce sa che sono un tipo puntiglios­o, nei prossimi giorni voglio toccare con mano, vedere con i miei occhi qual è la situazione. È il mio metodo di lavoro».

Dicono che è come San Tommaso.

Appena Conte mi ha proposto l’incarico, ho accettato Mia moglie? È abituata a spostarsi, siamo servitori dello Stato

«Sono peggio di San Tommaso».

La chiamano pure Ghostbuste­r, «acchiappaf­antasmi», perché nella sua lunga carriera di superpoliz­iotto, tra Reggio, Napoli e Palermo, ha catturato parecchi latitanti.

«Il passato è passato», si schermisce Longo.

Come vuole, ma non sono mica nomi da poco: in Campania Angelo Nuvoletta, il mandante dell’omicidio di Giancarlo Siani e Francesco Schiavone detto Sandokan; in Sicilia, Leoluca Bagarella e Salvatore Madonia, il killer di Libero Grassi. Eppoi Sebastiano Strangio e Francesco Nirta, i boss della faida calabrese di San Luca. Ma ora dovrà occuparsi di sanità. Si sente pronto?

«Beh, ci sarà molto da lavorare, non c’è dubbio. Però da prefetto di Vibo Valentia (l’ultimo incarico di Guido Longo prima di andare in pensione, nel 2018 ndr) ricordo che convocai un tavolo tecnico per dare il via alla costruzion­e del nuovo ospedale, di cui la città aveva un gran bisogno. Era un mio pallino, il nuovo ospedale di Vibo».

Sì, ma l’opera poi, come molte altre in Calabria, non è mai stata completata. A proposito di fantasmi...

«Nel 2018 andai in pensione. Ma ora sono tornato».

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