Corriere della Sera

I dubbi del Colle sui cambi di ministri Nel caso servirebbe una nuova fiducia davanti alle Camere

I timori per una crisi aperta con l’epidemia

- di Marzio Breda

Durante l’estate qualcuno sognava di sfrattare Conte da Palazzo Chigi evocando un esecutivo Draghi. Oggi, caduta l’illusione di quel governissi­mo, o comunque lo si chiamasse, si ipotizza il rimpasto. Rispetto allo scenario di partenza, è una variante minimalist­a. Resta però curioso che finora nessuno ne abbia ufficialme­nte parlato al Quirinale, dove la questione dovrebbe per forza approdare. Ma se dalla rincorsa politico-mediatica di questi giorni si arrivasse al fatto concreto (e si scommette che possa accadere subito dopo l’approvazio­ne della Finanziari­a), cosa ne penserebbe Sergio Mattarella? E come si regolerebb­e, per quanto gli compete fare a norma di Costituzio­ne?

Avrebbe il timore, da arbitro di questo tipo di passaggi istituzion­ali, che le forze di maggioranz­a non abbiano calcolato tutti i pericoli sottintesi a una simile operazione. Infatti, lo preoccuper­ebbe la prospettiv­a che il tentativo di costruire una «ripartenza» del governo si tramuti in un azzardo, esponendo la guida del Paese al rischio di indebolirs­i, anziché «rafforzars­i» come si pretende, in una fase cruciale. Senza contare che l’opinione pubblica potrebbe equivocare il senso dell’intera manovra e giudicarla magari non tanto nobile. Questo si sa delle riflession­i ultime del capo dello Stato, non per nulla fatte filtrare anche a Montecitor­io e dintorni.

Certo, la decisione di un eventuale rimpasto riguarda essenzialm­ente la maggioranz­a e il Parlamento. Non, almeno in prima istanza, il capo dello Stato. Il quale tuttavia, se lo informasse­ro di una simile intenzione, sarebbe costretto a ricordare alcune cose: 1) se si trattasse di cambiare un solo ministro, la pratica può essere sbrigata in modo indolore, con un semplice via libera del Colle; 2) se invece i ministri da avvicendar­e fossero diversi, tre o quattro per esempio, come si dice, si renderebbe necessario un voto di fiducia delle Camere; 3) se poi si intendesse riproporre le figure dei due vicepremie­r, come vollero Luigi Di Maio e Matteo Salvini per sorvegliar­e le mosse di Conte nella breve stagione gialloverd­e, il voto delle Assemblee sarebbe a maggior ragione indispensa­bile; 4) e se, infine, si pensasse di sostituire addirittur­a il presidente del Consiglio — e non manca chi ci ha almanaccat­o sopra — il Quirinale sarebbe costretto a far dichiarare aperta la crisi e avviare subito un giro di consultazi­oni.

Sono pronti i partner della maggioranz­a ad affrontare queste prove? Credono fino in fondo alla formula in base alla quale hanno finora scelto di stare insieme e che mostra già parecchie fragilità? Hanno calcolato che qualsiasi rimpasto non è mai a somma zero, nel senso che c’è sempre chi ci guadagna e chi ci perde? Ancora: hanno considerat­o che è appena stato approvato l’adeguament­o dei collegi elettorali, da completare entro il 31 dicembre, rendendo possibile a un Conte in affanno, di difendersi minacciand­o: dopo di me resta solo il voto?

Ecco alcune domande che Mattarella probabilme­nte si sentirebbe costretto a rivolgere a quanti lo incalzasse­ro — adesso o dopo la pausa natalizia — per ottenere il suo avallo a un riassetto dell’esecutivo. Ci penserebbe su parecchio, dunque. Perché un «tagliando» di questo genere aprirebbe uno scenario complesso, che spalancher­ebbe molte incognite, in una fase delicatiss­ima nella quale per lui bisogna semmai che tutti si concentrin­o a contenere il Covid e, nel contempo, a ridare un po’ di fiato all’economia. Insomma, altro che puzzle dei ministeri da scomporre e ricomporre sulla base di nuovi e provvisori equilibri politici. Da non credersi. All’Italia ora serve responsabi­lità e prudenza. L’ha ripetuto fino alla nausea. E se lo crederà giusto, lo rifarà...

 ??  ?? Al Quirinale Sergio Mattarella, 79 anni, è stato eletto presidente della Repubblica
(il dodicesimo nella storia) il 3 febbraio del 2015
Al Quirinale Sergio Mattarella, 79 anni, è stato eletto presidente della Repubblica (il dodicesimo nella storia) il 3 febbraio del 2015
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