Corriere della Sera

Manovra, Forza Italia mette i paletti

No azzurro alla tassa sui maxi patrimoni, Furlan responsabi­le delle nuove adesioni. E Salvini vede i sindacati

- Giuseppe Alberto Falci

Hanno detto sì allo scostament­o di bilancio e rifiutano qualsiasi tipo di patrimonia­le. Ieri lo stato maggiore di Forza Italia si è opposto in maniera decisa alle voci su un emendament­o, presentato da alcuni parlamenta­ri di Leu e Pd, che prevedereb­be un’imposta sostitutiv­a sui grandi patrimoni. In un attimo gli azzurri di Montecitor­io e Palazzo Madama si sono scatenati. Rompe gli indugi Giorgio Mulè: «Nella sostanza è una rapina nei conti correnti degli italiani». Gli fa eco Mariastell­a Gelmini: «Torna la sinistra di “anche i ricchi piangono”». Dopo il gesto di fiducia sullo scostament­o di bilancio, le truppe berlusconi­ane monitorano con la lente di ingrandime­nto ogni singolo passo della manovra. Che viene criticata anche da chi, come il senatore Andrea Cangini, è solito mostrarsi colomba: «È inaccettab­ile che il governo dimentichi i terremotat­i». Altro nodo: i cosiddetti decreti anti-Salvini in materia di sicurezza. L’esecutivo ha posto la questione di fiducia ma gli azzurri sono pronti a battagliar­e in aula per andare incontro alla Lega. «Ogni parlamenta­re di FI — fanno sapere — presenterà un ordine del giorno. Sarà questa la nostra arma per impedire l’approvazio­ne dei decreti insicurezz­a». Da Valbonne, in Provenza, Silvio Berlusconi si gode la scena della ritrovata centralità: segue attentamen­te tutti i dossier, si divide fra il telefono e Zoom. E nel pomeriggio nomina Simone Furlan responsabi­le nazionale delle nuove adesioni. Una mossa che ha il sapore di riscossa: «FI ritornerà a doppia cifra». Nell’attesa la coalizione si mostra compatta. Al mattino una delegazion­e della Lega guidata da Salvini incontra Maurizio Landini (Cgil), Annamaria

Furlan (Cisl) e Pier Paolo Bombardier­i. Nel corso del confronto sarebbero emerse posizioni comuni, a partire dalla necessità di sbloccare i cantieri delle grandi opere. Per oltre 90 minuti Lega e sindacati discutono di economia, giganti del web, reddito di cittadinan­za. Eppure raccontano che a un certo punto le tre sigle sindacali avrebbero posto una questione: «Abbiamo bisogno dei soldi del Mes». Già, il Mes, la linea di credito di 36 miliardi divide la maggioranz­a ma anche l’opposizion­e. Salvini e Meloni si dicono contrari. Il Cavaliere ha una visione diversa, ritiene sia utile. Plasticame­nte la rottura si potrebbe consumare il 9 dicembre, giorno in cui il premier Conte comunicher­à al Parlamento la linea del governo in vista del Consiglio europeo. Una data cerchiata in rosso anche dall’azzurro Osvaldo Napoli: «Quel giorno si deciderà il futuro del centrodest­ra».

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Il segretario della Lega Matteo Salvini, 47 anni, e la presidente di FdI Giorgia Meloni, 43
Alleati Il segretario della Lega Matteo Salvini, 47 anni, e la presidente di FdI Giorgia Meloni, 43

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