Fiamme e picconi, Parigi senza pace Il corteo anti violenze finisce nel caos
Migliaia alla marcia contro gli abusi della polizia e la legge sulla sicurezza: agenti feriti e arresti
«Violenze inaccettabili», dice di nuovo il ministro dell’Interno Gérald Darmanin. «Violenze inaccettabili» è la frase, ripetuta mille volte, che purtroppo racconta meglio di altre la tormentata Francia di questi giorni.
Un Paese dove capita che alcuni poliziotti aggrediscano — è successo una settimana fa — migranti inermi, e dove succede che pochi giorni dopo altri agenti picchino selvaggiamente un innocente, Michel Zecler, chiamandolo «sporco negro». Un Paese dove ieri, nel corso della grande manifestazione contro questi abusi, si sono viste le solite auto date alle fiamme ma soprattutto un gruppo di agenti è stato circondato e picchiato da teppisti inferociti armati di bastoni.
Un Paese dove ieri pomeriggio, vicino a place de la Bastille, un manifestante camminava tranquillo sul boulevard con in mano un piccone, scagliato poi con tutte le forze contro la vetrina di MatMut, compagnia d’assicurazione bretone che è una cooperativa non quotata in Borsa e non esattamente il simbolo del capitalismo finanziario delle multinazionali. In questa Francia, dove appena un mese fa un professore è stato decapitato all’uscita da scuola da un terrorista islamico, l’ultraviolenza corre il rischio di diventare una pratica frequente e banale.
Oltre 130 mila persone — almeno 50 mila solo a Parigi — sono scese in piazza contro gli abusi della polizia e la proposta di legge sulla «sicurezza globale», che all’articolo 24 vieta di filmare poliziotti e gendarmi. Se quella legge fosse già in vigore, il produttore
Centinaia di persone impugnano i telefoni, simbolo del diritto a filmare gli agenti
nero Michel Zecler oggi si troverebbe in carcere, accusato falsamente di violenze, resistenza e oltraggio, e nessuno parlerebbe di lui. Invece, per fortuna, il media online Loopsider ha diffuso i video che mostrano il terribile pestaggio da parte di quattro poliziotti fiancheggiati da decine di altri agenti complici.
La questione dell’eccesso di uso della forza pubblica attraversa la Francia da decenni e in particolare dalla presidenza Hollande (2012-2017). Finora le autorità parlavano di episodi, legati alle distruzioni provocate da black bloc, gilet gialli e teppisti vari. Il caso Michel Zecler è uno spartiacque, e infatti mai prima d’ora tante persone erano scese in piazza per protestare contro gli abusi delle forze dell’ordine.
Manifestazione pacifica al momento del raduno in place de la République, gremita di persone nonostante il lockdown. Come sempre, la maggioranza dei partecipanti rimarrà calma fino alla fine del corteo, ma nel cammino verso place de la Bastille cominciano le devastazioni dei più estremisti e quindi la repressione della polizia a colpi di proiettili di gomma, lacrimogeni, cannoni ad acqua. Automobili, una brasserie, un’edicola e un edificio della Banca di Francia vengono dati alle fiamme. Poco più in là, centinaia di manifestanti sollevano le braccia impugnando i telefonini illuminati, simbolo del diritto di filmare e denunciare i soprusi degli agenti. «No allo Stato di polizia», «Siamo tutti antifascisti», «Libertà di espressione» sono gli slogan.
Trentasette agenti feriti (bilancio provvisorio), alcuni gravi, con ferite alla testa e bruciature provocate da bombe molotov. Emmanuel Macron si trova ad affrontare l’ennesima crisi della sua travagliata presidenza.