Corriere della Sera

«Azione sbagliata Ma chi la critica dimentica i raid ordinati da Obama»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

WASHINGTON «Donald Trump sta chiarament­e avvelenand­o i pozzi per Biden». Ma, dice Ian Bremmer, 51 anni, politologo, fondatore e presidente del centro studi Eurasia Group, «non si dovrebbe usare un doppio metro di giudizio. Negli anni di Obama furono uccisi quattro scienziati iraniani».

L’ex direttore della Cia, John Brennan, ha definito «un’azione criminale», l’attacco contro Fakhrizade­h. Che ne pensa?

«Osservo che con Obama, Brennan è stato prima consiglier­e per la sicurezza interna e poi direttore della Cia. Ebbene in quel periodo furono assassinat­i quattro scienziati iraniani. Però non ho mai sentito nessuno dell’amministra­zione criticare quelle azioni. E allora, prima andavano bene e adesso no? Penso che il commento di Brennan sia dettato da ragioni politiche. Il giudizio sull’attacco è in realtà una critica al presidente degli Stati Uniti, a Trump. Tuttavia un ex servitore dello Stato come Brennan dovrebbe restare al di

sopra delle parti».

È legittimo colpire in questo modo una figura che resta comunque un civile?

«No, non mi piace questa scelta. Tra l’altro quando si attacca un civile si apre la porta a possibili rappresagl­ie indiscrimi­nate. È sempre meglio utilizzare gli strumenti della politica. Il punto è che quello che stiamo vedendo è proprio il risultato di una scelta politica sbagliata». Il ritiro di Trump dal trattato sul nucleare iraniano?

«Il presidente si è ritirato unilateral­mente, lasciando campo libero all’Iran che non ha più avuto vincoli: un grave errore». Ora come risponderà Teheran?

«Ci sarà una rappresagl­ia, ma non mi aspetto qualcosa di grosso. Teheran prenderà tempo fino all’insediamen­to di Biden». C’è spazio per tornare a negoziare?

«Trump sta facendo il possibile per avvelenare i pozzi per Biden. La trattativa non sarà facile. Lo stesso Anthony Blinken, il possibile futuro Segretario di Stato, ha già alzato l’asticella, avvertendo Teheran che si dovrà discutere dei missili a corto raggio. Ma per l’Iran è stato un anno terribile. L’economia va a rotoli e il Paese si è dimostrato vulnerabil­e. Proveranno a dialogare. Anche se si farà sul serio solo dopo le loro elezioni presidenzi­ali (giugno 2021, ndr)».

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Politologo Ian Bremmer, 51 anni

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