La mamma in strada con le due bambine «Fuggivamo dall’acqua che ci arrivava alla gola»
L’allevatore: intorno a me è scomparso tutto
Tatiana può davvero raccontare di averla scampata per poco. La sua casa è proprio sotto la pineta e da lì è venuto giù il grande fiume d’acqua e fango che ha devastato Bitti. «Pochi minuti dopo le otto ho sentito come un rumore sordo, sempre più forte. Ho preso per mano le mie due bambine e sono corsa verso l’auto. Ma non ce l’ho fatta, l’acqua saliva, gli schizzi mi arrivavano fino alla gola. Ero disperata. Per fortuna è accorso mio marito Giampaolo e ha fatto in tempo a portarci in salvo».
Tatiana e la famiglia (le figlie hanno rispettivamente 12 e 7 anni) ora sono al sicuro, a casa del padre e delle sorelle, a un passo dalla chiesa — non a caso — del Miracolo. «Ora mi ospitano loro, siamo in una zona alta del paese, non corriamo pericolo. Ma che paura...».
Su Bitti e tutta la Barbagia pioveva da venerdì sera. «Non ha smesso un attimo. Ero preoccupa; ricordavo che cosa era successo sette anni fa con il ciclone Cleopatra. Sopra la nostra casa c’è un argine, anzi c’era. Perché è stato spazzato via, la strada si è aperta ed è successo il finimondo. Siamo stati riuniti, insieme con le altre famiglie che sono riuscite a fuggire, davanti al liceo scientifico, al punto di accoglienza. Eravamo un centinaio, ma non so quanti sono rimasti là. Tutti hanno parenti e in queste tragedie aiuta molto avere vicini gli affetti familiari. Spero proprio che ci siamo lasciati il peggio alle spalle, anche se non sarà facile dimenticare i nostri tre morti».
Di Bitti è lo scrittore Bachisio Bandinu: «Vivo da tanti anni a Olbia, ritorno ormai soltanto per le ricorrenze. E il paese è sempre come secoli fa, adagiato nella valle sotto un costone, crocevia di torrenti e rii. L’acqua scende dappertutto, s’infila nei canali tombati, impossibile fermarla».
Nel 2013 il ciclone Cleopatra; un allevatore riuscì a salvare il figlio issandolo su un albero, poi fu travolto dalla piena e il suo corpo non é stato mai ritrovato. Il Comune ha fatto forse più di ogni altro in Sardegna per mitigare il rischio idrogeologico, investiscinati menti per 26 milioni. «Lavori su un canale, già appaltati, stavano per partire, ma forse sarebbero serviti a poco. Una quantità d’acqua così non era mai caduta, almeno quattro volte più del ciclone Cleopatra». Cristian Farina è assessore ad ambiente, turismo e attività economiche: «Si sono formate tre enormi masse d’acqua contemporaneamente, il rio Cuccureddu dalla pineta e poi il rio Giordano e ancora un altro fiume da Abbalukente. Ho visto cose che mai avrei immaginato accadessero: pietre, tronchi d’albero, detriti di ogni tipo verso piazza Asproni. Auto e furgoni trae sommersi. Lì si è creata una diga. Io sono corso dai miei genitori, non erano in pericolo e sono subito rientrato al centro del paese; con un gruppo di volontari abbiamo aperto un varco nella diga per far defluire l’acqua. Di fronte a tanta furia abbiamo lavorato a mani nude. Il comune è inagibile, il centro operativo è stato trasferito nell’ex pretura, decine di negozi e case devastati. Che disastro».
Diego, allevatore, ritornava dall’azienda sull’altipiano, si è dovuto fermare sulla circonvallazione, davanti a un muro d’acqua: «Intorno non c’erano più strade, onde impetuose e frane. Ero paralizzato: non potevo più andare avanti né tornare indietro. Attimi tremendi, per fortuna poi si è aperto un varco e ce l’ho fatta a passare». Antonello è rimasto inchiodato alla finestra di casa: «Non ho potuto far nulla, acqua dal cielo, acqua e fango tutt’intorno. La piazza principale sepolta sotto metri di pietre e terra. L’alluvione ha portato via tutto, il paese è distrutto, non c’è più».
«In paese l’acqua scende dappertutto e si infila nei canali coperti Impossibile fermarla»