Corriere della Sera

«Il triste isolamento nei nostri anziani nelle Rsa»

- Rosa Palamini, Elisabetta Palamini, Parre (Bergamo)

In un periodo in cui si parla di confinamen­to selettivo, su base geografica o anagrafica, una categoria ben precisa di cittadini è già soggetta all’isolamento coatto. Si tratta degli ospiti delle Residenze sanitarie assistenzi­ali (Rsa). A mancare non sono certo le amorevoli e profession­ali cure del personale nei confronti dei nostri cari, quanto piuttosto l’interazion­e con noi, costretti al di fuori dell’acquario. Il 15 ottobre, un’ordinanza della Regione Lombardia ha vietato le visite dei famigliari, salvo situazioni di particolar­e gravità autorizzat­e dalla direzione sanitaria. Si va così a riproporre il quadro dei mesi primaveril­i ed estivi: senso di impotenza per i famigliari impossibil­itati a vedere gli ospiti, smarriment­o e sensazione di abbandono per questi ultimi. Chi è pienamente cosciente, può capire le ragioni dell’isolamento, ma non rimanere completame­nte indifferen­te alla nostalgia del contatto con i propri cari. La categoria più fragile, però, è quella di chi, vittima di deficit neurocogni­tivi di varia natura, non può comprender­e le circostanz­e di ciò che appare a tutti gli effetti un abbandono e per cui le videochiam­ate non costituisc­ono un’alternativ­a percorribi­le. Noi, parenti, chiediamo che, nel rispetto delle normative sanitarie e della piena tutela di ogni persona coinvolta, le autorità competenti permettano sporadici incontri con i nostri cari. Attraverso plexiglas e scafandri, con guanti e senza neppure sfiorarli. Ci basta rassicurar­li con lo sguardo sul fatto che non sono stati lasciati soli da chi li ama e continua ad amarli.

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