Autostrade, sì al piano tariffario. La stretta con Cdp
L’impatto sui costi di manutenzione e sulla valutazione della quota in mano ad Atlantia
Al passaggio di consegne tra vecchi e nuovi soci manca solo l’ultimo scoglio. Ma è un nodo rilevante e interroga la valutazione di Autostrade per l’Italia che sarebbe diversa da quella immaginata dai componenti della cordata guidata da Cassa Depositi che rileverebbero l’88% del gestore. L’ostacolo dirimente ora si chiama «manutenzione evolutiva». Secondo gli advisor vicini ai fondi esteri e a Cdp la rete autostradale in dotazione avrebbe bisogno di un profondo restyling dopo anni di scarse manutenzioni. E anche le intercettazioni emerse sul sistema Castellucci giustificano la necessità della manleva sulle responsabilità indirette e i risarcimenti per il crollo del viadotto Morandi. Dicono che ballino 4 miliardi rispetto ai 7 proposti dagli attuali vertici di Autostrade contenuti nel piano economico-finanziario appena approvato dal governo e ora sottoposto alla valutazione del Nars, il nucleo di consulenza alle dipendenze del Cipe. Ecco perché la valutazione degli offerenti — che valutano la quota di Atlantia tra i 7,5 e gli 8,5 miliardi — sarebbe troppo generosa dopo una prima due diligence. Per questo chiederanno un supplemento di indagine. Servono controlli accurati che però il venditore vede come il fumo negli occhi. Fonti vicine ad Autostrade fanno sapere che negli ultimi due incontri tecnici gli offerenti avrebbero manifestato scarsa conoscenza nella valutazione di asset infrastrutturali e rilevano come il piano sia stato già approvato dal ministero dei Trasporti. Certo, nel mentre, ai piani alti di Edizione c’è stato un terremoto. Domani la holding della famiglia Benetton formalizzerà la nomina di Enrico Laghi a presidente. Una scelta di discontinuità rispetto alla gestione Mion che è servita per dissipare anche a Palazzo Chigi gli ultimi dubbi sul Pef giudicato adeguato martedì scorso dal Segretario generale Roberto Chieppa e dai capi di gabinetto del Tesoro e dei Trasporti avendo inserito il tetto dell’1,64% dell’incremento annuale. Ma è chiaro che se il prezzo di acquisto dovesse scendere gli offerenti ci guadagnerebbero alzando il rendimento sul capitale investito. I rischi dell’operazione sono contenuti nella natura della cordata. I fondi esteri — Blackstone e Macquarie — hanno avuto spesso logiche di breve termine. Ma con l’adozione della golden power sulla rete autostradale il governo chiederà impegni formali.