Il maestro e un 7 dicembre speciale alla Scala
MILANO Maestro Riccardo Chailly, lei è il primo, e resterà forse l’unico, a dirigere un 7 dicembre con la Scala a porte chiuse. Sarà un racconto musicale di tre ore, trasmesso da Raiuno dalle 17. Che effetto le fa?
«Debutto, per la prima volta, senza pubblico e non so proprio come possa essere. Forse sarà simile a quanto avviene in sala di incisione. Solo che qui c’è un progetto narrativo e visivo, con 24 cantanti. Il regista Davide Livermore si muove in maniera creativa e comprende bene le potenzialità del teatro. Sarà qualcosa di assolutamente inedito».
Sarà meno stressante senza pubblico?
«Non credo. Anzi, abbiamo la consapevolezza di eseguire per il mondo intero. La Rai ha già avanzato collaborazioni in merito. Mancherà il momento, emotivamente forte, di misurarsi con l’intensità degli applausi. Non ci sarà feedback, rimarremo come sospesi».
Cosa cambia a dirigere per la tv e con il distanziamento?
«Con le aperture della Scala in autunno abbiamo sperimentato il distanziamento tra musicisti, che va contro l’utilità dell’ascolto tra colleghi. Dal podio, io guarderò la sala verso il Palco reale e l’azione scenica con i cantanti avverrà alle mie spalle. È uno stato di emergenza, non confortevole. Ci vuole applicazione collettiva e il rischio è alto perché un musicista è abituato a fare musica insieme».
Dove disporrà orchestra e coro?
«L’orchestra occuperà metà platea e sarà disposta su una grande piattaforma. Il coro sarà nei palchi. Ci sarà un collegamento con il ballo, che sarà