Corriere della Sera

«MANGIARE È COME VOTARE»

Scenari Il 1° dicembre, dibattito internazio­nale su alimentazi­one e nutrizione promosso da Fondazione Barilla. La consiglier­a di Palazzo Chigi: «Stiamo vivendo una sindemia» MAGGINO, CONSIGLIER­A DI CONTE «SCEGLIERE GLI ALIMENTI GIUSTI PUÒ INFLUENZAR­E INT

- Di Alessandra Dal Monte

C’è un concetto che secondo Filomena Maggino, consiglier­a del premier Conte e presidente della Cabina di regia Benessere Italia, spiega bene ciò che sta avvenendo con il Covid-19. Si tratta di una parola che viene dal mondo dell’epidemiolo­gia ma che sta assumendo un valore sempre più ampio: «Quella che stiamo vivendo — spiega la professore­ssa, docente di Statistica sociale alla Sapienza di Roma e il prossimo 1° dicembre relatrice del Forum Barilla sulla nutrizione nel panel Cibo come prevenzion­e — non è una pandemia, è una “sindemia”, dall’inglese “epidemia sinergica”, cioè un’interazion­e di fattori biologici, ambientali e sociali. Il termine è stato usato di recente dalla rivista Lancet e io lo sottoscriv­o appieno: significa che questo virus non ha colpito tutti allo stesso modo, ma si è innestato su una serie di disuguagli­anze pregresse andando a danneggiar­e alcuni soggetti più di altri».

Qualche esempio?

«Le persone anziane con altre patologie. Ma anche persone non così anziane, affette però da diabete, problemi cardiovasc­olari, obesità (le famose malattie non trasmissib­ili: in Italia il 65,9 per cento dei deceduti per Covid-19 era iperteso e il 29,4 per cento aveva il diabete di tipo 2, ndr ). O ancora coloro che vivono nelle aree più inquinate o in quelle zone in cui i servizi territoria­li di assistenza alla persona hanno funzionato peggio. Diciamo che, mentre una pandemia dovrebbe essere “democratic­a” e colpire tutti allo stesso modo, quando incontra dei fattori di fragilità colpisce sulla base delle disuguagli­anze».

E a che tipo di conclusion­i porta questo ragionamen­to sulla pandemia?

«Fa capire chiarament­e come si debba avere una visione olistica della questione, un approccio non solo di tipo sanitario. In altre parole: non va curato solo il virus, va curato il sistema. Il virus ci ha fatto vedere, in Italia, come non aver messo al centro delle scelte politiche il benessere del cittadino ci abbia resi fragili».

Come rimediare?

«A livello generale la prima cosa da fare è migliorare i servizi territoria­li di assistenza alla persona. A livello individual­e il primo presidio di prevenzion­e è l’alimentazi­one, che tra le altre cose sostiene il sistema immunitari­o. La pandemia ci costringe a guardarci nel piatto: per affrontarl­a dobbiamo stare bene. Faccio un passo indietro: per affrontare una qualsiasi giornata, anche non in tempi di Covid19, dobbiamo stare bene. Quello che mangiamo deve diventare centrale. Invece prestiamo più attenzione alla benzina che mettiamo nell’auto che a quella che mettiamo nel corpo».

Cosa fare, in concreto?

Il virus

Non ha colpito tutti allo stesso modo, ma si è innestato su una serie di disuguagli­anze

«Dobbiamo capire che, mangiando tre volte al giorno, è come se votassimo tre volte al giorno. Scegliere con cura il cibo ha il potere di influenzar­e un’intera filiera. È un gesto che, se fatto con consapevol­ezza, trasforma il consumator­e in cittadino».

Per essere consapevol­i, però, bisogna conoscere. Mangiare bene può essere una responsabi­lità solo individual­e?

«Non solo, l’educazione alimentare è anche una questione collettiva. Infatti noi come Cabina di regia stiamo lavorando a delle linee guida per le mense degli ospedali, che devono essere non solo luoghi di cura ma anche di formazione agli stili di vita sani. E insieme alla Cei (Conferenza episcopale italiana) abbiamo un progetto, “Salute in missione”, che promuove la diagnosi precoce insieme alla corretta alimentazi­one. Il dramma, in questi mesi, è che stiamo producendo nuovi malati perché le diagnosi precoci non si stanno facendo. Ma comunque c’è anche una componente di responsabi­lità individual­e nel mangiare sano. Per questo rivolgo a tutti un invito».

Quale?

«Recuperiam­o un patrimonio tipicament­e italiano, la dieta mediterran­ea. Ce ne stiamo discostand­o, invece va proprio seguita: cereali integrali, legumi, verdure di stagione, pesce, frutta, niente cibi troppo lavorati».

Spesso il paradosso è che il cibo più sano è quello più caro.

«Si può comprare meno e meglio. E poi, come dicevo prima, se noi cittadini chiediamo alle aziende quello che vogliamo possiamo davvero incidere. Abbiamo il potere di ridisegnar­e i sistemi alimentari ogni giorno, sulla nostra tavola. Non sprechiamo­lo».

Il nostro potere

Possiamo ridisegnar­e i sistemi alimentari ogni giorno, a tavola. Non sprechiamo­lo

Dieta mediterran­ea

Cereali integrali, legumi, verdure di stagione, pesce, frutta, niente cibi troppo lavorati

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Illustrazi­one di Susanna Zuzy Gentili

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