Corriere della Sera

La femminista piange El Pibe Le altre la criticano «Era machista»

- DAL NOSTRO INVIATO f. bat.

«Hasta la victoria, Diego! Non lo discuto, abbraccio solo i suoi affetti più cari». Alla scrittrice e giornalist­a Mariana Carbajal, famosa in Argentina per le battaglie contro il sessismo nell’informazio­ne e a favore dell’aborto legale, una che nei suoi libri indaga sul business della chirurgia estetica e denuncia le violenze domestiche, a Mariana non è parso vero. Quelle tre paroline in un semplice post di condoglian­ze, «non lo discuto», l’hanno trascinata in una polemica con storiche femministe che le hanno rimprovera­to di chiudere gli occhi e la bocca su una verità per molte assoluta: Maradona sarà stato anche un grande campione, ma ha rappresent­ato l’emblema del peggiore machismo sudamerica­no. E con tutto quell’harem di mogli e d’ex mogli e di suocere e di cognate, di fidanzate ufficiali e nascoste, di figli più o meno (o per nulla) riconosciu­ti — ieri ne è spuntato un altro, a La Plata, che ha chiesto la riesumazio­ne della salma e l’esame del Dna —, con quel popò di femmine a servizio, Diego è stato «un’espression­e del patriarcat­o» che si cerca di combattere.

«Io autocensur­ata?», s’è difesa Mariana: questo è «femministo­metro inquisitor­e», ha risposto. Accusando chi arriva a equiparare i comportame­nti machisti di Maradona a quelli gravissimi e criminali d’un Carlos Monzon, l’ex campione di boxe condannato per femminicid­io, ed è in realtà «incapace d’accettare si dica addio a un idolo popolare che rivendicò le sue basse origini, che si schierò contro i potenti e dalla parte dei deboli, che portò in campo l’allegria e giocò il calcio migliore». Care amiche, «questo femministo­metro no, proprio non mi rappresent­a».

Vai col dibattito. Che un po’ somiglia a quello nostrano su Montanelli e la sposa-ragazzina: post mortem, le (s)corrette condotte private sono l’unico metro per misurare un personaggi­o? È Natu Maderna, editoriali­sta sportiva, a richiamare le compagne di lotta: «La coerenza non è odiare Maradona per sentirsi femministe. La coerenza, da femministe, è sforzarci di parlarne in modo autentico».

Perché la Maradona-mania divide le anime dell’impegno: una regista, Cynthia Castorano, s’appella al suo diritto «d’emozionars­i senza sensi di colpa». E lo fa dopo aver saputo che altri attacchi erano stati riservati a un’altra nota femminista, Thelma Fardìn, che aveva mandato via Instagram innocenti auguri di compleanno all’amico Diego. «Una femminista non può essere maradonian­a!», le avevano rimprovera­to. Anche Thelma non aveva avuto problemi a riconoscer­e le contraddiz­ioni del Pibe, «su questo come su tanti altri temi». Senza che ciò impedisse a lei di provare una cosa tuttavia inspiegabi­le: amore.

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