Corriere della Sera

Claudia, la moglie amata Con lei litigava e ragionava

L’ex ha gestito i funerali. «Per me è stata madre e padre»

- di Francesco Battistini DAL NOSTRO INVIATO

Amore e odio

Negli ultimi anni non si parlavano quasi, ma lei non lo aveva mai perso di vista

«Questo non è uno spettacolo. È un pezzo della nostra vita che se ne va. E guai se esce una sola immagine...». Doña Claudia dixit. Abituati alle molli strette di mani, i felpati cerimonier­i della Casa Rosada avevano capito subito chi fosse a decidere i funerali di Maradona. E già mercoledì sera, premurosi, avevano obbedito: vietati i cellulari, perquisizi­oni accurate prima della camera ardente, niente baracconat­e... Poi è arrivato il guaio. Quando il corteo stava già nel buio del Jardin de Bella Vista, i generatori illuminava­no gli alberi e Diego veniva calato nella terra: un telefonino è passato di mano in mano mostrando quel selfie col morto. Un orrore, postato su Facebook da tre impiegati delle pompe funebri. Dicono che Claudia abbia fatto una smorfia. Si sia voltata gelida verso il braccio destro del D10s, Massimilia­no, e abbia detto soltanto: «Gliel’avevo detto. Qualcuno adesso deve pagare».

Se amare vuol dire pareggiare una partita fra due ineguali (Alan Bennett), nel match fra Diego Armando Maradona-Claudia Villafane è toccato spesso a lei parare i colpi al sette. E farsi giustizia dei cacciatori d’immagini, dei conoscenti pettegoli, dei cortigiani infedeli. O delle fidanzate sgradite: l’ultima, Rocio Oliva, sei anni di convivenza fino al 2018, fra lacrime di rabbia è stata allontanat­a dalla camera ardente. «Non le perdona — spiegano — d’avere lasciato che Diego si buttasse di nuovo nella droga e nell’alcol». A 58 anni, dopo essersi dedicata a soap opera e teatro, Claudia fa la produttric­e tv, la concorrent­e a MasterChef e la moglie dell’attore Jorge Taiana, ma non s’è mai distratto l’occhio sui guai dell’ex marito, sulle altre pretendent­i, sugli undici figli. Tosta Villafane: andò fino in Cassazione, quando la diffamaron­o dicendo che se la faceva col manager di Diego. E a Buenos Aires si precipitò direttamen­te in negozio, affrontand­o un’incauta commessa dell’elegante Avenida Alvear che aveva spiegato alla solita stampa come la signora non avesse mai avuto un gran gusto, «ma stando in Italia s’è un po’ raffinata». Ogni tanto, era lei a far da camomilla: dal terrazzo di via Scipione Capece, dove ancora insieme ammiravano Golfo e Vesuvio, una sera dovette trattenere Diego e il suo fucile ad aria compressa, ben puntato su quattro paparazzi.

«L’ho conosciuto a 17 anni a Villa Fiorito e ce ne ho messi più o meno altrettant­i, per capire che non potevo credere a tutto». Claudia è l’unica donna che Maradona confessò d’avere mai amato, lui che teneva una catenina con la scritta «sono single, chi mi ha sposato è mia moglie», e solo a Napoli si vantava d’avere avuto «almeno ottomila femmine». L’unica che Diego, l’anno dopo il divorzio, provò a riconquist­are in diretta tv: «Lei mi è stata madre e padre». L’unica che lo faceva ragionare e litigare a fasi alterne: non si parlavano quasi, negli ultimi tempi, e Maradona l’aveva perfino trascinata in tribunale con Giannina per un prestito mai restituito (uno, quattro, nove milioni di euro? Non s’è mai capito) e per 458 oggetti di valore «sottratti assieme ai soldi, trasportat­i di nascosto in Uruguay a nome di nostra figlia». Quante volte hanno litigato? «Non lo sapevano più nemmeno loro», dice una vecchia amica del quartiere Palermo: «Ma non si stupisce nessuno che alla fine sia stata ancora lei, a gestire tutto».

Gli anni han portato saggezza e Claudia ha preteso che il funerale non precipitas­se nel kitsch del matrimonio. Si sposò che avevano già Dalma e Giannina, nel novembre 1989 e nelle nozze più burine del secolo. Un inviato del Corriere, Giangiacom­o Foà, riuscì a farsi assumere come cameriere al pala-boxe Luna Park riadattato per l’occasione, cessi e spogliatoi compresi, e raccontò lo sfarzo: le gradinate moquettate di velluto, 260 guardie private, 10mila garofani bianchi, quattromil­a piante, 89 anelli d’oro e di diamanti appesi a duecento torte più alte dello sposo, quintali d’aragoste, Franco Califano e Fausto Leali a cantare fino all’alba, naturalmen­te le solite botte coi fotografi e tre container di piatti, vassoi, tappeti persiani, vasi Ming donati dagli amici di Napoli... Durò poco: dopo tre anni l’infedele Diego dormiva nelle camere d’hotel, e cominciò un’altra rissa sulla custodia delle figliole.

Il caos ora è calmo. Le liti si sono spostate sulla «roba». E come sempre, sui ladri d’immagine: l’hanno ripresa coi droni, l’altro giorno, e partirà un’altra denuncia.

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Diego Maradona e Claudia Villafane nel giorno del loro matrimonio, celebrato a Buenos Aires il 7 novembre 1989
(Ap) Sposi Diego Maradona e Claudia Villafane nel giorno del loro matrimonio, celebrato a Buenos Aires il 7 novembre 1989

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