Corriere della Sera

I tre «matti» del volante nella trappola del Madagascar

- Daniele Sparisci

«Se potessi viaggiare nel tempo e incontrare Enzo Ferrari gli chiederei se non si è pentito di lasciare l’Alfa Romeo per fondare la Ferrari, erano molto meglio le Alfa. Ho guidato una vecchia Gta, finché non provi una macchina del genere non puoi capire». Sorriso sornione, riccioli brizzolati, umorismo caustico, dall’altra parte dello schermo Jeremy Clarkson se la spassa. Interviene James May, spalla da vent’anni: «Lascialo perdere, dice così perché ha comprato un’Alfa d’epoca e spera che si rivaluti». Richard Hammond annuisce, divertito. «Lo sai com’è Jeremy...».

Tre uomini alimentati a benzina e spacconate: hanno tenuto incollati milioni di persone con Top Gear, e hanno continuato con «The Grand Tour». Fin quando la pandemia non ha bloccato viaggi, corse spettacola­ri, avventure in ogni continente. Costretti a cambiare, le serie future saranno più «local»: «Abbiamo girato un episodio in Scozia e vi assicuro che è altrettant­o bello, magari solo leggerment­e più piovoso: non ho fatto un solo chilometro senza azionare i tergicrist­alli. E poi se lo guardi dallo Sri Lanka ti sembrerà esotico», continua Clarkson. Ma dal vecchio mondo arriva un’ultima gemma. Massive Hunt, in uscita il 18 dicembre su Amazon Prime Video (realizzata prima del Covid-19). Vista in anteprima è una cavalcata folle e selvaggia fra l’isola di Réunion e il Madagascar.

La scusa è la caccia a un tesoro perduto: inseguimen­ti, esplosioni, un copione alla Indiana Jones rivisitato con il classico humour british. Si parte a Réunion da una gara di accelerazi­one sulla strada più costosa della Francia (e del mondo) a 9.386 km da Parigi: 1,7 miliardi spesi per un anello di asfalto sospeso nell’Oceano Indiano di appena 12 km. «Ero un europeista convinto — dice Jeremy —, poi però vedi una cosa così e pensi: “È strano che da noi la Brexit abbia vinto”». E allora tutti in Africa, sulla terribile «Route Nationale 5», fra letti di fiumi prosciugat­i, fango, macigni, allagament­i. Da Toamasina a Maroantset­ra, 376 km nel nord del Madagascar in mezzo alla giungla, un inferno anche per i fuoristrad­a. Figurarsi ad affrontarl­a con una Bentley Continenta­l Gt, una Ford Focus Rs e una Caterham Seven. Roba da mandare in crisi anche i cingoli, le auto infatti sono state trasformat­e... Ma non vi anticipiam­o nulla. «Alcuni giorni in 12 ore percorreva­mo poche centinaia di metri. Ma guardavo il lato positivo: faceva molto caldo, potevo mangiare poco, ho perso diversi chili».

Hammond, per una volta condivide: «Ci avevano avvertiti, ho guidato nei posti peggiori del pianeta, ma questa non si poteva nemmeno chiamare “strada”». Emozioni a passo d’uomo — «C’era gente a piedi molto più veloce di noi», racconta May —, un elogio della lentezza da chi è abituato a «massacrare» supercar. Il lavoro più invidiato del mondo, forse: «Siamo stati fortunati — ammette Clarkson — abbiamo cominciato i nostri show con il boom delle tv via satellite, hanno iniziato a seguirci in tutto il mondo. Eravamo nel posto al giusto al momento giusto».

 ??  ?? Da sinistra, Richard Hammond, James May e Jeremy Clarkson nell’ultimo episodio di «The Grand Tour»
Da sinistra, Richard Hammond, James May e Jeremy Clarkson nell’ultimo episodio di «The Grand Tour»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy