Corriere della Sera

El Pibe rivoluzion­ario fa litigare Macron e Maduro

- DAL NOSTRO INVIATO f. bat.

Due papi, re, presidenti. Nessun calciatore aveva sul cellulare i numeri di tanti potenti. Maradona, sì. E i castristi cubani e venezolani stavano sempre nella rubrica dei preferiti: del regime di Nicolás Maduro, già denunciato all’Aja per l’uccisione d’8mila dissidenti, il Pibe si dichiarava «soldato e fratello». Nel messaggio di cordoglio l’ha ricordato polemico anche il presidente francese, Emmanuel Macron, quando ha scritto che «le sue sortite da Fidel Castro a Hugo Chávez avevano il sapore dell’amara sconfitta: è sui campi da gioco che Maradona fece la rivoluzion­e». Da Caracas, si sono indignati. E la lezione sulla Revolución dalla madre di tutte le rivoluzion­i moderne, la Francia, non è piaciuta a Maduro: parole «esecrabili e brutte», ha risposto il bolivarist­a, pronunciat­e da un uomo «d’estrema destra, oligarca e pro imperialis­ta». L’erede di Chávez annuncia una giornata nazionale dedicata a Diego. E ricorda come la marcia antigovern­ativa che s’è svolta davanti all’Eliseo, al contrario, s’aprisse con un ritratto del D10s: «Là trovi la risposta, Macron!». Maduro usa toni irridenti — «se rendi omaggio al miglior calciatore del mondo, devi volare alto, Macron!» — e una ragione c’è: pochi mesi fa, il dittatore accusò Parigi di nascondere in ambasciata l’oppositore Juan Guaidó, il suo peggior nemico.

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