Un medico e l’anziano Ecco la Pietà dell’era Covid
Èil 26 novembre, il Giorno del Ringraziamento negli Stati Uniti. Siamo nello United Memorial Hospital di Houston, in Texas. Un medico, intabarrato dentro la sua tuta, occhiali guanti e mascherina, consola un vecchio paziente in lacrime. La fotografia è una sorta di Pietà al tempo della pandemia. Ne abbiamo viste tante in questi mesi e ciascuna è diversa dall’altra non solo per l’estetica, ma per il diverso dolore che riesce ad esprimere. Dolore e compassione. Qui c’è anche la sproporzione tra l’accoglienza rassicurante e lo sconforto inerme, tra la copertura da astronauta e quella testa spelacchiata che chiede comprensione: due figure che diventano una sola figura, come se fossero scolpite nello stesso marmo dallo scalpello di Michelangelo. Ha raccontato il dottor Joseph Varon: «Ho visto il paziente alzarsi dal letto, cercava di andarsene e piangeva, gli ho chiesto: perché piangi? Mi ha risposto: voglio stare con mia moglie. Così l’ho abbracciato». Ne è venuta fuori una fotografia bellissima, per i colori e per l’inquadratura: una bellezza inverosimile se pensata in quel contesto ospedaliero disperato per i malati e spesso frustrante per gli operatori sanitari. «Capita — ha scritto Gina Lagorio dal fondo della sua malattia — che vorresti piangere e non lo fai per non aggiungere dolore a chi ti assiste...». Capita anche di piangere, purtroppo. E si può solo immaginare la fatica immane per chi ti sta intorno, in quell’ambiente di odori insopportabili, di allarmi improvvisi, di lamenti soffocati, di desolazione. La pazienza è opera di perfezione e prova di virtù, si legge nei Fioretti di San Francesco. Pazienza è la parola giusta, per chi soffre l’eccesso di sofferenza. Paziente pure il medico, in mezzo ai pazienti. Passata ’a nuttata, bisognerà istituire l’Anno del Ringraziamento.