«Ci avvertono in ritardo e non ascoltano»
Il presidente della Lombardia: i nostri errori? Ovunque si scontano i costi dei tagli del passato
Il governatore lombardo Attilio Fontana: «Da Roma comunicazioni in ritardo. Il governo ascolti le proposte».
«Ci mandano il testo del decreto alla sera tardi, sanno che il confronto tra le Regioni è fissato per le 10 del mattino e ci chiedono di dare risposta entro le 11?». Il presidente della Lombardia Attilio Fontana cambia lievemente tono quando, dall’analisi dei dati in miglioramento, affronta il tema della procedura scelta dal governo per arrivare alla nuova fase di gestione dell’emergenza sanitaria. A incoraggiarlo, da diversi giorni, sono gli indicatori che misurano la pandemia, che — nonostante molti malati e ancora troppi morti — anche nel territorio più colpito sono assai meno severi rispetto a poche settimane fa. Ma la dialettica con Roma resta piuttosto turbolenta.
Presidente Fontana, dunque la Lombardia sta per entrare in zona gialla?
«In base ai dati e alle valutazioni che ne conseguono, già da diversi giorni ci dovremmo trovare in questa situazione. La cosa più importante, e che fa anche piacere, è constatare che i numeri dell’epidemia si stanno ridimensionando, ma adesso attendiamo le disposizioni del Decreto del presidente del Consiglio».
Quali decisioni si aspetta ora dal governo?
«Innanzitutto mi aspetto che siano recepite le indicazioni richieste e offerte dalle Regioni. Dopodiché, dal momento che vengo interpellato, mi piacerebbe che mi venisse anche concesso il tempo per dire la mia a ragion veduta».
Dal dibattito di queste settimane emerge una sorta di tiro alla fune tra Regioni e governo.
«Per quanto mi riguarda, mi sono limitato a contestare il fatto che per stabilire lo scenario dell’epidemia siano stati utilizzati dati vecchi, superati, e questo rende poi difficile spiegare ai cittadini la relazione tra i loro sacrifici e i risultati raggiunti. Ma voglio anche dire che sebbene siano emerse a volte visioni e sensibilità diverse, la dialettica istituzionale ha prodotto i suoi risultati. Il contributo delle Regioni c’è stato eccome. Certo, se cambiamo i parametri in corsa allora c’è da rimanere perplessi...».
Però più volte è sembrato che voi governatori voleste ammorbidire le misure decise a Roma. È così?
«No, direi piuttosto che noi ci sentiamo addosso la responsabilità di trovare il punto di equilibrio tra le esigenze sanitarie e quelle della vita delle persone e dell’economia. E poi sono convinto che non si debba soltanto rincorrere il virus, ma anche anticiparlo prevenirlo».
A proposito, dobbiamo prepararci a prevenire una terza ondata?
«Questo non lo posso dire, anche perché — come è capitato a diversi esperti — rischierei di dire una cosa sbagliata. Quello che però sappiamo con certezza è che ci sono comportamenti che favoriscono la diffusione del contagio, come per esempio quelli che abbiamo visto nei mesi estivi, e quindi sappiamo quantomeno cosa dobbiamo evitare di fare».
Un elemento della prevenzione sono le vaccinazioni: sull’antinfluenzale la Lombardia è inciampata in qualche ritardo. Il consiglio regionale ha anche approvato una mozione che di fatto lo riconosce e per questo chiede il rimborso per chi è ricorso ai privati.
«So che questa è la narrazione, ma la realtà è un po’ diversa. Innanzitutto c’è stata una difficoltò generale a reperire il vaccino, ma non in Lombardia bensì in tutta Italia, perché le aziende stesse si sono trovate in ritardo con le forniture. Poi diciamo anche che qui abbiamo distribuito 2,1 milioni di dosi e che qualche problema si è creato per l’erogazione. Ma in ogni caso mi risulta che abbiamo già raggiunto i livelli dello scorso anno, però commisurati a una domanda decisamente superiore, perché molte persone — legittimamente preoccupate — si sono affrettate a fare richiesta del vaccino, ma nessuna Regione ha fatto di meglio, e comunque il picco di influenza è atteso tra gennaio e febbraio quindi siamo in tempo».
Ed esiste un piano per i vaccini anti Covid?
«Noi siamo pronti con gli spazi per lo stoccaggio e con i frigoriferi, ma la realtà è che al momento non sappiamo ancora con quale vaccino dovremo operare e l’Aifa non si pronuncerà prima della fine di dicembre».
Secondo lei come ha reagito la Lombardia a questa seconda ondata dei contagi?
«Rispetto a febbraio, decisamente più preparati. Tutti sapevano già cosa fare, la collaborazione della nostra rete ospedaliera è stata immediata ed efficace, e questo nonostante un impatto molto duro con l’epidemia. E voglio anche sottolineare il ruolo prezioso dell’ospedale in Fiera, che ha consentito una migliore interazione tra le diverse strutture, favorendo il prosieguo dell’attività sanitaria ordinaria. Infatti altre Regioni stanno seguendo il nostro esempio».
Però la medicina territoriale ha di nuovo mostrato i suoi limiti...
«Potrei risponderle che in Lombardia le Usca sono arrivate a 175 unità e sui territori sono partite tante iniziative. Ma la verità è che tutti quanti stiamo scontando il prezzo dei troppi tagli del passato. È mancata la programmazione, occorre investire di più nella sanità».
Insomma, non si rimprovera nessun errore?
«Senta, è chiaro che se potessi tornare a gennaio con le conoscenze che ho adesso farei altre cose, ma è anche vero che abbiamo visto che ovunque e anche in regioni che in un primo momento erano state indicate come modello ora stanno pagando il loro doloroso prezzo. Il punto è che si soffre di più dove il virus ha colpito di più».
E poi ci sono le ricadute economiche. E quando si parla di Lombardia si parla di un territorio decisivo per tutto il Paese. Come vi state muovendo su questo fronte?
«Proprio oggi (ieri, ndr) abbiamo stanziato altri 43 milioni, oltre ai primi 167 destinati ai ristori per le diverse categorie economiche rimaste tagliate fuori dalle misure del governo. Ma oltre a questo intervento di soccorso ci siamo già mossi anche guardando al futuro, in termini di rilancio, con investimenti per 3,5 miliardi che all’approvazione del bilancio diventeranno 4. Insomma, nonostante l’emergenza esiste una visione del futuro, questa è comunque una regione che si prepara a ospitare le Olimpiadi oltre a tutte le sfide economiche di portata continentale».
Ma cosa significa governare un territorio di dieci milioni di abitanti ed economicamente strategico in una situazione come questa?
«Guardi, per la prima volta in vita mia ho un pensiero fisso dal quale non riesco a distarmi mai. Anche se devo occuparmi di altro, non smetto di pensare al virus, ai malati, ai medici, agli infermieri, alle famiglie che hanno perso qualcuno. Ma sono anche consapevole che questa è una terra abitata da gente che sa guardare al futuro».
I ristori
Abbiamo stanziato oltre 200 milioni per le categorie escluse dai provvedimenti del governo