Corriere della Sera

«Basta con il moderatism­o»

Il viceminist­ro: «Il reddito di cittadinan­za non sia solo assistenza»

- di Alessandro Trocino

«Basta essere moderati sul nulla. Basta stanziare miliardi e non fare arrivare le risorse in attesa di decreti attuativi. Serve fare arrivare i soldi alle famiglie e alle imprese». Stefano Buffagni sprona il Movimento, senza risparmiar­e colpi di sperone ai suoi e al governo: «Vedo troppa rassegnazi­one tra i miei colleghi. Dobbiamo mettere il doppio dell’impegno per far ripartire il Paese».

Due esempi di eccessivo «moderatism­o»?

«Abbiamo un fondo di garanzia, che funziona, e lo si cambia? Per me è un controsens­o e anche Confindust­ria la pensa come noi. E poi il superbonus. È una misura epocale del M5S: per me doveva già uscire dal Cdm. Ora la battaglia si sposta in Parlamento, ma dobbiamo essere intransige­nti. Serve al Paese e mobiliterà più di 40 miliardi».

A che penultimat­um siamo su Autostrade?

«Davanti alla gravità delle cose che stanno uscendo, se non risolviamo in fretta rischiamo di essere irresponsa­bili. Non si scherza su questo. Se i Benetton non vanno via non ci sono alternativ­e a scelte drastiche».

Sul Recovery plan è partita la guerra interna.

«Come M5S chiediamo un’unità di missione, ma credo che bisogna assorbire anche le altre strutture, come la Centrale unica di progettazi­one e Strategia Italia».

Ma la struttura decisa da Conte? Tutti vogliono essere coinvolti e metterci bocca.

«Bisogna evitare strutture che si sommano ad altre che producano altra burocrazia. Servono project manager che attuino le misure, ma la politica non può abdicare al suo ruolo solo in favore dei tecnici: se non è in grado di dar risposte, si sta sbagliando».

Agli Stati Generali ha difeso da solo Virginia Raggi.

«La Raggi è un patrimonio del Movimento, va difesa».

La ricandider­ebbe anche in caso di condanna in secondo grado?

«È già stata assolta in primo grado, auspico succeda anche al secondo. Non gufo, sono interista».

Lei è lombardo. Facile sparare sul centrodest­ra, ma c’è un problema struttural­e. Voi cosa proponete?

«I disastri della sanità lombarda derivano da anni in cui è stata asfaltata la medicina di territorio e sono stati agevolati i privati. Però questa coalizione di governo, lo dico da tempo, deve dare risposte al Nord. Ce ne si occupa poco e bisogna essere in grado di offrire risposte alternativ­e».

Il rimpasto è fantascien­za, come dice Di Maio, o inevitabil­e, come pare?

«La priorità sono i cittadini. C’è da fare un bilancio e uscire dalla pandemia. Niente totonomi, ma il governo ha bisogno di un metodo di lavoro collegiale: la capi delegazion­e non può assorbire tutta l’azione dell’esecutivo e del parlamento. Anche perché i risultati non sono ottimali».

C’erano due tabù nel M5s. Uno era Berlusconi.

«Il movimento al governo con Berlusconi non esiste».

Secondo, il Mes.

«Come ha detto Di Maio, è una riforma peggiorati­va. L’Italia e l’Europa devono discutere di come far ripartire le imprese e di come gestire il sistema così indebitato».

Ma la lettera dei frondisti? Il 9 dicembre il governo rischia la débâcle.

«Nei prossimi giorni ci saranno delle discussion­i».

Per Di Maio il reddito di cittadinan­za non funziona. Ma non ci si poteva pensare prima?

«Non mi pare abbia detto questo. In questi mesi ha aiutato tante famiglie. Ma va migliorato e non deve essere uno strumento di sola assistenza ma di rilancio».

Non trova scandaloso il contratto di Casaleggio con Philip Morris? Possibile che non ve ne siate accorti?

«Io non fumo. Scherzi a parte, serve una legge sul conflitto di interessi per evitare che si speculi su questa notizia. Casaleggio è un’azienda e fa delle scelte, il governo ne fa altre indipenden­ti».

Non è un’azienda qualunque. Casaleggio è cofondator­e M5S. Non è il momento di sciogliere il nodo e trovare un’altra piattaform­a?

«È una situazione che va risolta perché imbarazza un’azienda che vuole lavorare e un movimento che vuole avere autonomia. La nuova governance deve trovare una soluzione che tuteli le parti».

Ma se Casaleggio resta fondatore, come si scioglie il conflitto d’interesse?

«Trasparenz­a e regole certe sono assi fondamenta­li».

Lei è pronto a candidarsi per entrare nella guida a 5?

«Farò di tutto per raddrizzar­e il Movimento, ma la priorità ora è il governo».

In Europa pensate di entrare nel gruppo socialista. Lei non pare troppo socialista. Come la vedrebbe?

«Mi attaccano un sacco di etichette, ma sono un pragmatico».

Il Movimento

Candidarsi nella guida a 5? Farò di tutto per il Movimento, ma prima c’è il governo

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 ??  ?? Alessio Villarosa, 39 anni
Alessio Villarosa, 39 anni
 ??  ?? Giulia Grillo, 45 anni
Giulia Grillo, 45 anni
 ??  ?? Alvise Maniero, 35 anni
Alvise Maniero, 35 anni
 ??  ?? Barbara Lezzi, 48 anni
Barbara Lezzi, 48 anni
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Bianca Granato, 50 anni
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Nicola Morra, 57 anni
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Elio Lannutti, 72 anni
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Raphael Raduzzi, 29 anni

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