Immacolata, Italia divisa La Lombardia non sarà gialla
La Valle d’Aosta fa una legge per bypassare il Dpcm È scontro con il governo. Bonafede: la impugneremo
Le Marche da due settimane sono in zona arancione, ma già domani la cabina di regia Cts-ministero della Salute potrebbe farle tornare in zona gialla con effetto da domenica prossima, 6 dicembre. E la stessa sorte potrebbe toccare anche all’Emilia-Romagna, all’Umbria, alla Basilicata, alla Puglia e alla Calabria.
Così, per il ponte dell’Immacolata, ecco che migliaia di italiani potranno di nuovo prendere la macchina dopo molto tempo e spostarsi da una regione all’altra lungo un corridoio giallo inaspettato, che consentirebbe ad esempio di muoversi da Reggio Calabria per raggiungere Venezia senza più l’incubo di pattuglie e posti di blocco.
E addirittura l’elenco potrebbe arricchirsi nelle prossime ore: anche la Toscana, il Friuli-Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano, infatti, secondo indiscrezioni potrebbero cambiare colore: la Toscana passerebbe da rossa ad arancione, come l’Alto Adige, mentre il Friuli-Venezia Giulia tornerebbe giallo.
Ed eccolo, dunque, il corridoio libero che nessuno poteva immaginare fino a pochi giorni fa: dalla Calabria alla Basilicata alla Puglia e poi il Molise, il Lazio, l’Umbria, le
La finestra Molte regioni pronte a cambiare fascia già a partire da domenica
Marche, l’Emilia-Romagna, il Veneto fino a poter raggiungere Trieste e il Trentino (che invece è giallo da tempo).
Ristoranti che riaprono (fino alle 18), negozi al dettaglio che riprendono a respirare, l’economia che riparte. I segnali sono buoni in molte parti d’Italia: il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, due giorni fa aveva incontrato il governatore della Basilicata, Vito Bardi, complimentandosi per la gestione Covid regionale.
Venerdì scorso il ministro della Salute, Roberto Speranza, si era sentito al telefono col presidente delle Marche, Francesco Acquaroli. Anche in quel caso, prognosi incoraggiante: le Marche, tra l’altro, stanno per seguire le orme dell’Alto Adige con un progetto di screening di massa rivolto alla popolazione da realizzare nelle prossime settimane. Diversa la situazione in Puglia, dove ci sono ancora dei focolai che preoccupano, così da spingere il governatore Michele Emiliano a ipotizzare nuove ordinanze restrittive, istituendo delle zone rosse anche se la regione, domenica 6 dicembre, dovesse tornare gialla.
Secondo il Dpcm in arrivo, lo ricordiamo, chi vive nelle regioni in fascia gialla infatti potrà muoversi liberamente fino al 20 dicembre, quando per tutti scatterà lo stop di Natale. Di sicuro, insomma, per le prossime due settimane non ci saranno restrizioni sugli spostamenti.
Ma Lombardia e Piemonte? Anche loro sperano di tornare gialle, ma per il momento si vedranno costrette a pazientare in zona arancione, visto che per passare ad un colore con meno restrizioni secondo le regole stabilite dal governo devono trascorrere almeno 14 giorni. E Lombardia e Piemonte sono arancioni solo dal 29 novembre.
Spera in un cambio di colore anche la Valle d’Aosta, protagonista però nelle ultime ore di un durissimo scontro con il governo, dopo che il Consiglio regionale ha approvato una legge che rivendica l’autonomia della regione alpina nella gestione sanitaria del coronavirus. È l’ultimo atto di un braccio di ferro che ieri ha registrato anche un infuocato scambio di lettere: il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ha invitato il presidente della Regione Erik Lavévaz a revocare la sua ordinanza di apertura del commercio al dettaglio, in deroga alla zona rossa. Ma la risposta è stata negativa, anzi Lavévaz ha rilanciato con l’intenzione di impugnare l’ordinanza del ministro della Salute Speranza. Boccia, incredulo: «Le affermazioni del governatore minano la leale collaborazione».
Alla fine, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha chiesto al governo di impugnare la legge regionale appena approvata. La guerra continua.