Il Regno Unito al via, è il primo a vaccinare: «Grazie alla Brexit» L’Ue: «Noi prudenti»
A Londra 40 milioni di dosi Pfizer: da lunedì le iniezioni L’Ema darà l’ok a fine mese. Russia e Cina già partite
La Gran Bretagna è il primo Paese al mondo a cominciare a vaccinare la propria popolazione contro il coronavirus, a partire già dalla settimana prossima. Questo perché l’ente britannico per i farmaci ha dato ieri mattina il via libera al vaccino americano prodotto dalla Pfizer, che ha dimostrato una efficacia fino al 95 per cento. Londra si è già assicurata 40 milioni di dosi, mentre negli Stati Uniti l’approvazione non arriverà prima della metà di dicembre e per il via libera europeo si dovrà aspettare probabilmente fino alla fine del mese. Da Bruxelles viene ribadita la necessità di attendere le valutazioni dell’Agenzia europea per i medicinali. «Siamo consapevoli dell’enorme responsabilità che abbiamo e pertanto volevo garantirvi che le nostre valutazioni si baseranno soltanto sulla sicurezza, sulla qualità e sull’efficacia del vaccino»: così Emer Cooke, direttrice esecutiva dell’Ema, durante la videoconferenza dei ministri della Salute dell’Unione europea. Prudenza è stata chiesta anche dal ministro della Salute italiano Roberto Speranza, che ha spiegato: «Al momento l’Ema non ha rilasciato alcuna approvazione formale. Parlo ancora con cautela perché chiediamo che l’Ema effettui tutti i controlli».
Ma i regolatori britannici hanno ribadito di avere «assoluta fiducia» nel vaccino della Pfizer, sostenendo che l’analisi di oltre mille pagine di dati porta a concludere che ci sia un «soverchiante beneficio» e che gli effetti collaterali siano «molto leggeri» e che durano al massimo una giornata. La disputa scientifica si è trasformata però rapidamente in una contesa politica che ruota ancora una volta attorno alla Brexit. Il ministro britannico della Sanità, Matt Hancock, ha affermato che Londra è stata in grado di accelerare l’approvazione del vaccino grazie al fatto di essere uscita dall’Unione europea: «A motivo della Brexit», ha detto il ministro, «siamo stati capaci di prendere una decisione basata sul regolatore britannico, invece di dover andare al passo con gli europei, che si stanno muovendo un po’ più lentamente».
In realtà la Gran Bretagna, fino al 31 dicembre, ossia fino alla fine del periodo di transizione che è seguito alla Brexit formale del 31 gennaio scorso, è ancora dentro gli organismi europei e si è avvalsa di una clausola di emergenza che fa parte delle direttive Ue esistenti. Ma il senso politico è chiaro: fuori dalle pastoie europee, fa sapere Londra, siamo in grado di fare molto meglio. E il ministro dell’Industria britannico, Alok Sharma, è stato ancora più trionfalistico: «Negli anni a venire», ha twittato, «ricorderemo questo momento come il giorno in cui il Regno Unito ha guidato la carica dell’umanità contro la malattia». Parole che gli sono valse il rimbrotto dell’ambasciatore tedesco a Londra, che ha ricordato la sforzo internazionale che è dietro il successo del vaccino.
In Gran Bretagna si comincerà