C’È LA BREXIT DEI VACCINI MA LA UE PREFERISCE LA VIA DELLA SICUREZZA
La fuga in avanti di Londra, che ha annunciato che già dalla prossima settimana procederà alle vaccinazioni anti-Covid usando le dosi di Pfizer e BionTech (prima di tutti, Stati Uniti inclusi), ha infastidito non poco Bruxelles. Anche perché il ministro britannico della Sanità, Matt Hancock, ha spiegato il successo con la Brexit: «Siamo stati capaci di prendere una decisione basata sul regolatore britannico — ha detto — invece di dover andare al passo con gli europei, che si stanno muovendo un po’ più lentamente». Però se c’è un ambito in cui l’Unione Europea sta dando il meglio di sé è proprio nella corsa al vaccino anti-Covid. L’Ue ha portato avanti fin dall’inizio una politica comune in un settore, quello della salute, in cui gli Stati membri hanno competenza esclusiva. Le 27 cancellerie hanno accettato di giocare nella stessa squadra per un bene comune: riuscire ad avere un vaccino per tutti, nello stesso momento e allo stesso prezzo, da fornire poi gratuitamente ai cittadini. Un vaccino che sia disponibile anche ai Paesi europei meno ricchi. Ci sono Stati membri che avrebbero potuto trarre vantaggio dalla propria situazione. La Germania, ad esempio, ha in casa uno dei gruppi farmaceutici — BionTech — che sta sviluppando con successo il vaccino. Ma è prevalsa la solidarietà. Il premier Boris Johnson ha bisogno di far vedere che la Brexit è stata la scelta migliore per il popolo britannico, a meno di un mese dall’uscita definitiva dall’Ue e con un negoziato impantanato. E così Londra ha scelto «un’autorizzazione di emergenza all’uso», ha spiegato la commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides. L’Agenzia europea per i medicinali (Ema), che darà il proprio via libera entro il 29 dicembre, ha scelto l’autorizzazione all’immissione in commercio «condizionata» che è più lunga ma «più appropriata» perché si basa su più prove e richiede più controlli.