LE RISPOSTE SUL FISCO DI CUI IL PAESE HA BISOGNO
Caro Massimo,
Il Fisco è il grande desaparecido di questa strana fase della storia economica che stiamo vivendo, in cui all’improvviso pare che i soldi non siano più un problema e che anzi siano diventati una variabile indipendente, una risorsa infinita. Ovviamente non è così. I debiti che stiamo contraendo andranno onorati, nel senso che lo Stato dovrà pagare un interesse, per quanto basso, e dovrà essere in grado di ripagarli (o dirsi disponibile a farlo, e dare l’impressione di esserlo davvero, per evitare che i tassi salgano). Nel frattempo si parla di riforma del Fisco, senza dichiararne gli obiettivi. Lo Stato dovrà incassare di più o di meno? È evidente che i soldi del Recovery fund non potranno essere destinati ad abbassare le tasse; ma in teoria si potrebbero liberare risorse – ad esempio quelle destinate all’ambiente, al digitale, alle infrastrutture – che consentirebbero al governo di tagliare ad esempio le aliquote Irpef. Prima però il governo dovrebbe rispondere ad alcune domande. Ritiene giusto che ci siano italiani che versano allo Stato oltre la metà di quello che incassano? Ritiene giusto che lo Stato incameri una buona parte degli aumenti che i lavoratori ottengono con i rinnovi contrattuali e le contrattazioni aziendali? Perché ai cittadini italiani – mica solo ai tennisti – è consentito prendere la residenza a Montecarlo e quindi non pagare le tasse in Italia, e ai cittadini francesi no? Perché il commerciante sotto casa è preso di mira dal Fisco e la multinazionale dell’e-commerce no?
Non sono domande difficili. Ma sono certo che resteranno senza risposta. Nelle parole e, quel che più conta, nei fatti.