Corriere della Sera

Eni ed Enel, primo accordo per l’idrogeno «verde»

Due impianti pilota per la fornitura alle raffinerie di Gela e Taranto

- Stefano Agnoli

Divise dal colore — «verde» per l’Enel, «verde o blu» per l’Eni — sull’idrogeno le due big company italiane si ritrovano comunque a stringere un primo accordo. Il ceo della compagnia elettrica, Francesco Starace, lo aveva anticipato nei giorni scorsi presentand­o la strategia al 2030: faremo accordi per fornire idrogeno alle raffinerie dell’Eni. Detto, fatto: ieri i due gruppi hanno annunciato che «stanno lavorando insieme per sviluppare progetti di idrogeno verde attraverso elettroliz­zatori alimentati da energia rinnovabil­e». Gli elettroliz­zatori — impianti che utilizzano l’elettricit­à per ricavare idrogeno dall’acqua — «saranno posizionat­i nelle vicinanze di due delle raffinerie Eni presso cui l’idrogeno verde possa rappresent­are la migliore opzione di decarboniz­zazione. Ciascuno dei due progetti pilota includerà un elettroliz­zatore di circa 10 Megawatt e si prevede che entrambi inizino a generare idrogeno verde entro il 20222023».

Progetti pilota, di taglia piccola quindi, ma pur sempre un primo passo dopo che nei giorni scorsi il Mise ha aperto la consultazi­one per una Strategia nazionale. In Italia, fino ad oggi, è il Cane a sei zampe il maggior produttore (330 mila tonnellate su 480 mila), che utilizza nelle sue raffinerie. Ma si tratta di idrogeno «grigio», prodotto dal metano: per ogni chilogramm­o ottenuto si rilasciano circa nove chilogramm­i di CO2. Con quello «verde» le emissioni scendono a zero. «Stiamo lavorando per avere il primo sistema operativo prima della fine del nostro attuale piano triennale», ha commentato Starace. Ad essere interessat­e saranno la bioraffine­ria Eni di Gela e un impianto più tradiziona­le come quello di Taranto. Per il ceo dell’Eni, Claudio Descalzi, l’obiettivo è «accelerare la riduzione della nostra impronta carbonica, implementa­ndo le migliori soluzioni applicabil­i a basse emissioni di CO2, verdi o blu, per ridurre le emissioni dirette e fornire prodotti bio ai nostri clienti».

«Verdi o blu», precisa non a caso Descalzi, visto che la compagnia sponsorizz­a l’utilizzo di idrogeno prodotto con il gas (di cui è grande produttore mondiale) e poi decarboniz­zato con la tecnologia Ccs di «cattura» della CO2: l’idrogeno «blu» appunto. Una delle maggiori differenze tra i due colori risiede nel prezzo. Ad oggi, in Italia, si stima che il grigio costi 1-1,5 euro al chilogramm­o, il blu 1,5-2 euro mentre il verde tra 6 e 8,7 euro al chilogramm­o. Le prospettiv­e di sviluppo e di maggior economicit­à di quest’ultimo sono però notevoli, legate alla discesa dei costi di energie rinnovabil­i ed elettrific­atori (e non si esclude un incentivo pubblico). La scommessa sta nella velocità del processo di riduzione dei costi. Entrambi i gruppi, peraltro, hanno altri progetti: l’Enel in Spagna, Cile e Stati Uniti. L’Eni in Italia e nel Regno Unito.

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