Il Sud soffre di più Ma ha le risorse per battere la crisi
Una crescita «lenta e disomogenea rispetto al Centro-Nord, con il rischio di ampliare le distanze con il resto del Paese». Ma la crisi provocata dalla pandemia, «può diventare una vera occasione di sviluppo per il Mezzogiorno». Nell’anno del Covid, l’Aspen Institute Italia in collaborazione con Srm centro studi del Gruppo Intesa Sanpaolo ha realizzato lo studio «Il Mezzogiorno d’Italia: chiave di rilancio per l’economia italiana?». Il rapporto, che verrà presentato oggi pomeriggio, dopo aver analizzato la situazione economica del Mezzogiorno, riflette sulle capacità del Meridione e sulla spinta che le sue aziende e le sue risorse in generale — turismo, cultura, posizione nel Mediterraneo — possono dare all’economia di tutto il Paese.
Qualche dato: al Sud vivono oltre 20 milioni di persone con un Pil pro capite di 19.031 contro il 29.241 di tutta Italia; il calo del Pil stimato per il 2020 è più contenuto rispetto a quello italiano, -8,2 contro -9,5%; il tasso di disoccupazione è però il doppio, 14,1% contro il 7,1% nazionale. Nonostante ciò, il Mezzogiorno ha tutte le potenzialità per una ripresa. Secondo lo studio, infatti, «resta una realtà economica rilevante nell’Ue con quasi 95.000 imprese meridionali impegnate nelle produzioni manifatturiere, pari ad un quarto delle 378.000 imprese italiane, un numero considerevole nel contesto nazionale ma anche europeo». Dalle filiere 4a (alimentare, aeronautico, automotive, abbigliamento-moda) a quelle del settore farmaceutico arrivano le maggiori possibilità, ma il Sud, grazie alla sua posizione e ai suoi porti, è un asset strategico per tutta l’Italia e può candidarsi ad «hub energetico del Mediterraneo».