È lì per meriti Maturo, umile tiene lontani i maligni
Il primo pensiero è andato a lui, Michael. Con una commozione che porta a immaginarlo orgoglioso e fiero di questo figlio, Mick, capace di riportare in F1 il nome Schumacher dopo molti anni e una sofferenza profonda. Lo fa per modi propri, con uno stile diverso da quello di papà, addolcito dalla madre, Corinna, dalla consapevolezza del dolore. Il cognome conta eccome, allerta investitori e speculazioni, ma qui abbiamo un ragazzo capace di guadagnarsi il pane per ciò che è, per quanto fa. Non un campione precoce. Piuttosto, un ragazzo di anni 21 che ha deciso di assecondare la propria natura, una maturazione per gradi. Quattro anni nei kart, due in F4, due in F3, con una progressione da titolo europeo 2018; altrettante in F2, altra crescita, sino a battersi per il titolo domenica in Bahrein. Sarà nera, i colori del team Haas, la sua tuta per il 2021; è rossa oggi, ad indicare non solo l’appartenenza alla Ferrari Driver Academy ma una scelta di campo; una continuità che innesca un brivido per ogni inquadratura. Il viso, un gesto, la postura: fotogrammi di un film romantico e amatissimo; colpi e carezze al nostro cuore. Mick fa i conti da tempo con chi lo considera comunque un raccomandato; ha iniziato a gareggiare con il cognome dalla madre, Betsch, utilizzato come protezione minima. Chi lavora con lui, lo descrive come una persona lontana da ogni presunzione. Riservatezza e lavoro, piuttosto, per tener lontane le malignità. Ha scelto Vettel come mentore, la madre e Sabine Kehm, ex assistente di Schumi, lo tutelano con una sobrietà esemplare. Debutterà con un team in affanno, se avesse già conquistato il titolo di F2 forse avrebbe potuto sostituire Grosjean domenica. Meglio così. Avrà un coetaneo come compagno, il russo Mazepin a sua volta esordiente, il che significa meno ansie da rivalità. Con addosso gli occhi di tutti, come è accaduto per Damon Hill, Jacques Villeneuve, Nico Rosberg, alle prese con il bisogno di essere riconosciuti non solo in quanto figli di padri leggendari. Ce la farà, speriamo e pensiamo. Per molti versi ce l’ha già fatta. Ma ora torna in mente altro, una immagine intensa e tenera. Mick bambino, un kart che si avvia sotto gli occhi di quel padre, così attento, così severo. Insieme, legati comunque e per sempre, sul dente di un doppio trampolino.