Santi Diego e Paolo
Parliamo di cose serie. I parroci napoletani hanno scritto al vescovo e all’assessore per ribellarsi contro la decisione di sfrattare San Paolo dallo stadio della città, a beneficio di un peccatore come Maradona, «con l’assenso incomprensibile di una Chiesa silenziosa e sonnolenta», quando non connivente. Al fine di evitare lo scisma, la soluzione più diritta sarebbe la convocazione di un nuovo concilio di Nicea presieduto dal sindaco de Magistris, con il Papa vicepresidente, per consentire a teologi e allenatori di pronunciare una parola finalmente definitiva sulla natura una e trina del fuoriclasse argentino. La sua era o non era la mano di Dio? Che cosa suggerisce al riguardo il Vangelo secondo Luca, ma soprattutto quello secondo De Luca, il governatore che in preda a un autentico raptus battesimale sta intitolando a Maradona qualunque manufatto si erga in territorio campano?
Nessuno intende sminuire il ruolo del santo di Tarso, perciò il Consiglio dei Decani, dall’alto della sua esperienza, sta (seriamente!) pensando a un compromesso onorevole. Chiamare lo stadio «San Paolo di Maradona». Una scelta comprensibile, ma ancora troppo ambigua, perché lascia supporre che al mondo esistano anche altri San Paolo devoti a Cruijff o a Pelè. Una via d’uscita sarebbe la beatificazione di Maradona, sui cui miracoli possono testimoniare centinaia di portieri, e la conseguente intitolazione dello stadio ai santissimi Diego e Paolo, in rigoroso ordine alfabetico.