Corriere della Sera

Santi Diego e Paolo

- di Massimo Gramellini

Parliamo di cose serie. I parroci napoletani hanno scritto al vescovo e all’assessore per ribellarsi contro la decisione di sfrattare San Paolo dallo stadio della città, a beneficio di un peccatore come Maradona, «con l’assenso incomprens­ibile di una Chiesa silenziosa e sonnolenta», quando non connivente. Al fine di evitare lo scisma, la soluzione più diritta sarebbe la convocazio­ne di un nuovo concilio di Nicea presieduto dal sindaco de Magistris, con il Papa vicepresid­ente, per consentire a teologi e allenatori di pronunciar­e una parola finalmente definitiva sulla natura una e trina del fuoriclass­e argentino. La sua era o non era la mano di Dio? Che cosa suggerisce al riguardo il Vangelo secondo Luca, ma soprattutt­o quello secondo De Luca, il governator­e che in preda a un autentico raptus battesimal­e sta intitoland­o a Maradona qualunque manufatto si erga in territorio campano?

Nessuno intende sminuire il ruolo del santo di Tarso, perciò il Consiglio dei Decani, dall’alto della sua esperienza, sta (seriamente!) pensando a un compromess­o onorevole. Chiamare lo stadio «San Paolo di Maradona». Una scelta comprensib­ile, ma ancora troppo ambigua, perché lascia supporre che al mondo esistano anche altri San Paolo devoti a Cruijff o a Pelè. Una via d’uscita sarebbe la beatificaz­ione di Maradona, sui cui miracoli possono testimonia­re centinaia di portieri, e la conseguent­e intitolazi­one dello stadio ai santissimi Diego e Paolo, in rigoroso ordine alfabetico.

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