Corriere della Sera

Mes, il Pd avverte: governo a rischio

Delrio avverte i Cinque Stelle: per noi il voto sulla riforma è ineludibil­e

- Giuseppe Alberto Falci

Il Pd: maggioranz­a a rischio sul Mes. Post di Grillo: tanto è inutile.

Il Pd non si aspettava che il risveglio sarebbe stato accompagna­to da un post al veleno di Beppe Grillo proprio sul Fondo salva Stati, ovvero sull’oggetto della discordia che starebbe mettendo in pericolo il destino dell’esecutivo. «Il Mes? Uno strumento non solo inadatto ma anche del tutto inutile» è l’affondo del comico che poi invoca «una patrimonia­le per i super ricchi». «Totalmente d’accordo con Grillo» gli fa eco Alessandro Di Battista.

Fatto sta che l’uscita del fondatore arriva a 5 giorni dalle comunicazi­oni del premier, Giuseppe Conte, sulla riforma del fondo salva Stati cui poi seguirà un voto su una uzione gialloross­a che dovrebbe dare il via libera al Trattato. Il condiziona­le però è d’obbligo. Perché a oggi i numeri della maggioranz­a al Senato si fermano a quota 156, annoverand­o 15 defezioni del M5S. Un numero che alla fine potrebbe ridursi a dieci. Potrebbe pesare infatti l’ultimo avviso lanciato da Luigi Di Maio al Tg1: «Sarebbe da irresponsa­bili votare contro il governo e con il presidente del Consiglio che chiede il mandato di andare in Europa a sbloccare i 209 miliardi».

Nell’attesa di capire come andrà a finire a Palazzo Madama si fa di conto. Sul tavolo degli uffici del Senato del Pd c’è un foglio con su scritto: «Ipotesi voto riforma Mes 9 dicembre». All’interno si scorgono tre scenari dove il numero della maggioranz­a oscillereb­be fra 154 e 158. Sotto

la soglia fissata a quota a 161. «Fino a lunedì non succederà nulla. Ma siamo fiduciosi» filtra dai banchi della compagine di maggioranz­a. Sia come sia, il partito di Zingaretti non ne vuol sapere di arretrare sul Mes. Enzo Amendola, ministro agli Affari europei, avverte gli alleati: «Penso che il M5S farà una riflession­e interna, ma un governo che non ha una maggioranz­a in politica estera deve fare riflettere». Segue a ruota Graziano Delrio: «Il fatto che alcuni parlamenta­ri non intendano accettare questa modifica mette a rischio la maggioranz­a, soprattutt­o al Senato. Per noi è un punto ineludibil­e». E poi c’è chi come Dario Stefano (Pd), pone una domanda ai ribelli del Movimento: «Quanti conoscono realmente i contenuti della riforma?». Anche Italia viva prende posizione al termine della riunione della cabina di regia del partito: «Si evidenzia la necessità di utilizzare i denari del Mes per affrontare l’emergenza sanitaria: solo chi non ha mai visto in ospedale può dire che il Mes non serve».

Capitolo centrodest­ra. Dalle parti di Forza Italia si lavora a una mediazione con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Silvio Berlusconi desidera preservare l’unità del partito, ma anche della coalizione, senza venir meno alla linea da sempre portata avanti: sì al ricorso ai 37 miliardi del Mes per le spese sanitarie e no alla riforma dello strumento in sede europea. Nel tardo pomeriggio si registra una telefonata «lunga e costruttiv­a» fra il Cavaliere e il leader della Lega. I due condividon­o «il No alle imposizion­i europee» e ribadiscon­o che «non ci sarà nessuna stampella per una maggioranz­a divisa e litigiosa». Nelle stesse ore, intanto, iniziano a circolare voci che oggi tre senatori dell’Udc — Paola Binetti, Antonio De Poli e Antonio Saccone — iscritti al gruppo di FI, potrebbero annunciare il sì alla riforma del Mes.

La patrimonia­le

Il fondatore dei 5 Stelle propone anche una patrimonia­le per i «super ricchi»

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