«Mediazioni sulle mascherine cinesi» Quattro indagati: c’è anche Chaouqui
Nell’inchiesta romana imprenditori e consiglieri di politici Coinvolta anche la donna già condannata per Vatileaks
Sarebbero riusciti a sfruttare l’emergenza da Covid-19, facendo da mediatori con industrie cinesi che producevano mascherine. E millantando rapporti privilegiati con il commissario Domenico Arcuri hanno ottenuto compensi da milioni di euro. Sono nove le forniture finite al centro delle indagini della Guardia di Finanza.
Mail e contratti
I magistrati della procura di Roma hanno disposto l’acquisizione dei documenti presso la struttura guidata da Arcuri e presso gli uffici del Comitato tecnico scientifico che ha validato i contratti: mail, certificati di idoneità, contratti. Poi hanno fatto perquisire case e uffici degli indagati: Andrea Vincenzo Tommasi amministratore della società Sunsky che ha trattato l’affare ottenendo 72 milioni di euro; il giornalista e consigliere di vari ministri del Pd Mario Benotti, tramite per la commessa ricompensato con 12 milioni di euro; la sua amica Antoil
Nei guai Francesca Immacolata Chaouqui, 39 anni, già processata e condannata per lo scandalo Vatileaks nella Appulo, ex segretaria del ministro Graziano Delrio destinataria di un versamento in due tranches da 53mila euro. Tutti accusati di traffico illecito di influenze.
Il Vatileaks
Ricettazione è invece il reato contestato a Francesca Chaouqui, già processata e condannata per lo scandalo Vatileaks che avrebbe ottenuto da Benotti oltre 230mila euro «provento del traffico di influenze, conoscendo la provenienza delittuosa dei soldi». Non è la prima volta che Benotti
e la Chaoqui finiscono insieme sotto inchiesta. Era già accaduto a Terni nel 2015 nel’ambito di un’indagine su intrusioni informatiche e ricatti a danno di prelati. Quel fascicolo è stato poi archiviato, ma evidentemente i rapporti tra i due sono proseguiti. «Mi occupo di promuovere il suo libro e alcune trasmissioni su Youtube. Di mascherine e forniture non so nulla», dichiara Chaoqui. I magistrati vogliono invece verificare il suo ruolo e ricostruire il percorso dei soldi dalla Cina ai mediatori italiani.
Il contatto
Si torna al marzo scorso all’inizio della pandemia, quando in Italia non si producevano mascherine ed era quasi impossibile trovarne persino per medici e infermieri. Tommasi ha contatti con due aziende cinesi — la Whenzou e la Luokai — in grado di inviarle in grande quantità all’Italia. Contatta Benotti che a sua volta contatta Arcuri. Nei giorni scorsi
La vicenda
● Sono 4 le persone indagate dalla Procura di Roma su alcune maxi commesse da 1,2 miliardi per l’acquisto di 800 milioni di mascherine dalla Cina
● I reati ipotizzati sono di traffico di influenze illecite e ricettazione.
● È indagata Francesca Immacolata Chaouqui, già condannata nella vicenda Vatileaks.
commissario ha già chiarito di aver indirizzato il giornalista verso i suoi uffici tecnici. L’affare va in porto: sei ordini per un totale di 800 milioni di mascherine pagate un miliardo e 251 milioni. «Tutto regolare — fanno sapere dalla struttura — siamo a disposizione per qualsiasi chiarimento sia necessario». Benotti evidentemente si vanta con Tommasi e con altri interlocutori di essere riuscito a chiudere la partita grazie ad Arcuri. È probabile che ne parli anche con Chaoqui. «Ha speso il nome all’insaputa di Arcuri», chiariscono dalla procura di Roma. In ogni caso riesce a ottenere 12 milioni di euro per la mediazione. Quando i magistrati ricevono dall’Unità antiriciclaggio di Bankitalia una segnalazione di operazione sospetta, scattano le verifiche. E adesso si sospetta che nell’elenco degli intermediari ci siano anche altri.