Gitanjali, quindici anni e un talento per la scienza: è la ragazzina dell’anno
Studentessa americana, si batte contro il bullismo
Scarpe da tennis, giacca bianca e sguardo fiero: appare così sulla copertina di Time Gitanjali Rao, la scienziata di soli 15 anni incoronata «ragazzina dell’anno». Un riconoscimento mai assegnato prima, che premia la capacità di questa studentessa americana di origini indiane di trovare soluzioni scientifiche ai problemi più disparati, dall’acqua inquinata al cyberbullismo. Un onore a lei riservato anche per il suo sforzo di motivare altri coetanei a seguire il suo esempio. Perché «non è facile quando non vedi nessuno, o quasi, come te», ha ammesso, alludendo alla sua solitudine di ricercatrice atipica, non soltanto per l’età. «Gli scienziati che vedo in tv sono uomini, più grandi, solitamente bianchi», ha sottolineato su Time intervistata da Angelina Jolie.
Da un lato si presenta come una comune teenager: si descrive come una ragazzina curiosa, appassionata di ambiente ed ecologia, che ama andare in bici, tirare di scherma, viaggiare, come indica anche nel profilo Twitter. Ma a sentirla parlare, anche nell’ultimo discorso Ted tenuto l’anno scorso, ha l’eloquio ispirato e coinvolgente di una leader. «Cosa hanno in comune Superman, Ironman e gli scienziati? Arrivano al momento giusto per risolvere problemi e salvare vite. Io voglio essere una supereroina scientifica», diceva davanti a un pubblico con tanti volti della diaspora indiana.
A sei anni più che a giocare con le bambole si divertiva a realizzare i suoi primi prototipi. A 12 ha vinto il premio «America’s top young scientist» per una invenzione semplice ma rivoluzionaria: un piccolo dispositivo portatile capace di rilevare la presenza di piombo nell’acqua, rendendo identificabile quella potabile. Un’idea che le è venuta, ha spiegato, pensando all’acqua contaminata ingerita da molti bambini in India e anche al caso di Flint, in Michigan, dove dal 2014 gli abitanti bevevano acqua inquinata dal piombo.
Tra le sue invenzioni, un apparecchio per affrontare la dipendenza dagli oppioidi, vera piaga nel suo Paese (e non solo) e una app che usa l’intelligenza artificiale per individuare episodi di cyberbullismo. «Spesso ho trovato l’ispirazione semplicemente guardando le news», dice questa ragazzina autrice di A young innovator’s guide to
Stem, che lei definisce «un libro per incoraggiare chiunque a diventare problem solver» applicando quelle discipline scientifiche considerate ancora intrinsecamente maschili.
Quest’anno Time l’aveva già premiata come «Top young innovator» per le sue scoperte e i «laboratori di innovazione» che conduce in tutto il mondo e rappresentano un appello alla sua generazione, una chiamata all’azione. «Stiamo crescendo in un mondo con problemi che non esistevano prima, è tempo per noi di agire», arringa. «Ascoltate: se lo posso fare io, potete farlo anche voi», sostiene, convinta che un mondo complesso come il nostro necessiti di un «movimento di innovatori».
La sua missione è creare una comunità globale di giovani scienziati capace di affrontare i problemi del mondo. Una missione, a quanto pare, condivisa dalla rivista Time che ora, probabilmente sulla scia del riconoscimento assegnato a Greta Thunberg l’anno scorso, ha istituito il «Kid of the Year».
La prima scoperta
A 12 anni ha inventato un dispositivo capace di rilevare la presenza di piombo nell’acqua