«Combatto contro un’ingiustizia Il mio sogno? Le Olimpiadi 2021»
Schwazer e la richiesta di archiviazione dell’accusa di doping: vivo con tranquillità
Davvero, stavolta, gli sembra di scorgere una luce un po’ più nitida, quasi alla fine del tunnel. Alex Schwazer, 36 anni il 26 dicembre, oro nella marcia ai Giochi di Pechino 2008 e sotto squalifica (8 anni) per doping, si avvicina a un traguardo che forse all’inizio riteneva impossibile.
Dopo la richiesta di archiviazione della Procura di Bolzano, l’atleta altoatesino attende il pronunciamento definitivo, previsto nelle prossime settimane: quello del Gip Walter Pelino. Se il giudice accoglierà la richiesta di non mandarlo a processo per doping, Schwazer tornerà a nuova vita. E da quel momento potrà persino dedicarsi a una seconda battaglia, diretta conseguenza della prima: tentare di scoprire i mandanti e gli esecutori di una macchinazione (provette delle urine manipolate) sempre gridata, messa nero su bianco con la denuncia contro ignoti del 2016, subito dopo la positività al testosterone che gli impedì di partecipare all’Olimpiade di Rio de Janeiro.
Schwazer, come sta vivendo queste ultime fasi della vicenda?
«Vivo tutto con tranquillità, anche perché mi sono abituato a essere paziente».
Nel corso di questi anni, che cosa ha dovuto combattere dentro di sé, più di ogni altra cosa: rabbia? Ansia? Smarrimento?
«So di avere la coscienza a posto, quindi ho combattuto solamente contro un’ingiustizia nei mie confronti». Ha continuato ad allenarsi come aveva sempre fatto op
pure la sua attività fisica nel corso del tempo è cambiata?
«Direi che è cambiata, in quanto prima ero un professionista. Poi l’allenamento è diventato un hobby, che viene dopo la famiglia e il lavoro». Come si considera oggi,
Schwazer: un atleta o un ex atleta?
«Attualmente sono un ex atleta. Vedremo che cosa succederà in futuro...». Ma è vero che i suoi tempi sono ancora eccellenti?
«Erano buoni a giugno-luglio, dopo che per 8-9 mesi avevo ripreso a marciare ogni giorno. Adesso faccio quattro sedute settimanali e non più sette, quindi la forma è discreta». Come e quanto ha trasformato i suoi metodi di preparazione Sandro sotto la Donati, guida del il professor suo
nuovo «I metodi preparatore li ha perfezionati dal 2015? Sandro, io ho solo eseguito ciò che lui mi diceva di fare. Vale a dire, puntare di più sulla qualità che sulla quantità e lavorare sui miei punti deboli, come Quanto i piedi». ritiene di essere migliorato? «Nella resistenza aerobica mi su buoni sono livelli, sempre nella mantenuto potenza invece sono Diciamo decisamente che ora migliorato. sono un atleta completo».
Il vostro rapporto nel tempo è rimasto quello di atletaallenatore o è andato oltre?
«È andato oltre, Donati per me è un secondo padre. Come l’avvocato Brandstaetter».
Ha avuto contatti o messaggi da parte del mondo dello sport? «Sì, ma sono cose private, e private restano».
Di recente è diventato padre per la seconda volta: cosa ha significato per lei la paternità? «La famiglia è tutto, la cosa più bella in assoluto».
Ritiene di avere raggiunto quell’equilibrio che le mancava?
«Senza dubbio. Grazie alla famiglia si dà il giusto peso alle cose». Al mattino, appena si sveglia, il primo pensiero è...?
«Che anche mia figlia Ida si svegli presto, altrimenti arriviamo tardi all’asilo. Come spesso succede...». Se le dicono Tokyo, che cosa risponde? «Primo: nel 2021 spero si facciano. che le Olimpiadi Secondo: che ci sarò anch’io».